Da poco avevo conosciuto il Tony (ad una
delle gare del circuito Wolrd Ice Cup, aveva mostrato l’allora già altissima
passione e abilità sulle punte dei ramponi e con le picche in mano) ed ogni
tanto riuscivo a legarmi alla sua corda.
Quando mi propose
di andare sul Bianco a salire una Goluotte sul Trident du Tacul non ci pensai
nemmeno un minuto per accettare. Come potevo rifiutare l’invito del migliore
ghiacciatore che allora conoscevo? (e ancora oggi, penso sia il migliore tra
quelli che conosco personalmente).
Così partimmo di
buon mattino (molto buon mattino...) per poter essere a Chamonix in tempo per
prendere la 1° funivia che ci avrebbe portato all’Aiguille du Midi.
Sarà stata la
levataccia, la salita in funivia, l’avvicinamento veloce o l’incontro in via
con una Guida Alpina francese non proprio simpatica e rispettosa...non so bene
cos’è stato, ma quel giorno il Tony stette male e alla sosta del 3° tiro (prima
del tiro chiave) decidemmo di scendere.
Non mi sono mai
pentito di quella decisione, perchè ero convinto che il Trident mi avrebbe dato
un’altra opportunità e poi perchè, va bene la passione e la voglia di scalare
in ambiente (e che ambiente!!) ma prima di tutto (allora come ora) ci sono le
persone ed in certe situazioni il socio con cui sei legato è molto più di un
amico e ciò che si fa e decide, lo si fa insieme per il miglior risultato
possibile (sotto ogni punto di vista).
La convinzione
che il Trident mi avrebbe permesso nuovamente di calcare il suo ghiaccio si è
materializzata nella prima settimana di Marzo di quest’anno.
I nuovi
Istruttori Sezionali della Scuola di Alpinismo R&R Minazzi, Adrian, Michele
e Raffa, (i puledri) sostenuti dal Gas e dall’esperto Alex (il Dutur), non
volevano assolutamente perdere le buone previsioni date per il week-end dell’11
Marzo.
I loro sogni e
aspirazioni erano giustamente altissime, spingevano quasi tutti per salire le
difficili Gabarrou-Albinoni e Modica-Noiry; d’altronde ad un’eta più prossima
ai 20 che ai 30 e con già tante salite di media e alta difficoltà alle spalle,
volevano puntare direttamente al top.
Dopo un anno
sabbatico preso nel 2010, durante il quale mi sono dedicato completamente al
piccolo (ora grande) Iago, di cui vi parlerò un’altra volta; nel 2011 ho
ripreso a scalare assiduamente, con un approccio per me nuovo che pone al primo
posto lo stile e pensa ad obiettivi certamente raggiungibili e non per forza di
richiamo o di alta difficoltà come prima; qs ha fatto si che dopo essere stato
invitato dall’agguerrito gruppetto a completare la 3° cordata, mi sono
ritrovato a fare da “freno a mano”.
Non perchè mi
impaurisse il versante Nord-Est del Mont Blanc du Tacul, fisicamente non penso
avrei avuto problemi ad affrontare gli oltre 600mt delle famose goulotte (anche
se qualche dubbio l’avevo), ma l’alta montagna (in ogni caso saremmo andati
oltre i 3500mt di quota) ed il massiccio del Monte Bianco mi imponevano un doveroso
rispetto che ho tentato di trasmettere agli altri.
Dopo un fitto
scambio di mail durato circa 3gg, in cui abbiamo condiviso le difficoltà
tecniche, ambientali e di possibile affollamento siamo arrivati all’accordo che
ci saremmo divisi tra il Mont Blanc du Tacul ed il fratello minore, Trident.
La cordata più in
forma (lo spagnolo e il dutur) avrebbe ritentato la salita che li aveva
ribattuti pochi mesi prima (non per difficoltà, ma per una saggia scelta di non
subire una mitragliata di aghi di ghiaccio cadenti dall’alto), mentre io e
Michele eravamo più e meno d’accordo per la Cherè (la mia seconda chance...),
Raffa e Gas erano ancora indecisi, ma alla fine hanno fatto gruppo con noi e la
domenica mattina ci aprivano la strada verso l’alto sul ghiaccio plastico e già
pedonato di una delle più frequentate goulotte d’alta quota.
Così a 10 anni di
distanza, con una strategia diversa (niente levataccia, ma notte tranquilla al
Refuge de Cosmiques), mi sono ritrovato a tu per tu con una delle poche salite
che hanno richiesto più di una mia visita.
In 10 anni la
voglia di scalare e la passione per l’alta quota non è cambiata, il socio con
cui avrei scalato, non sarebbe stato il Tony, ma la sua indubbia esperienza e
abilità su ghiaccio si sono rivelate ancora una volta fondamentali, dato che mi
ha suggerito l’acquisto delle recenti Black Diamond Reactor, grazie alle quali
il ghiaccio della Cherè è scappato dietro di noi ed in poche ore siamo giunti
al termine della via.
Una volta giunti
di nuovo sul ghiacciaio, dopo essersi ricaricati sulle spalle gli zaini, i miei
3 soci hanno chiuso i ganci degli scarponi e ricongiuntisi con i due rientranti
dalla Gabarrou-Albinoni, tutti insieme si sono avventurati nella discesa della
Valle Blanche.
Io, grato al
Trident per avermi rilasciato il permesso di scalata e felice per la buona
compagnia, mi sono incamminato verso la stazione della funivia che mi ha
riportato a Chamonix, dove ho aspettato i miei soci in compagnia di una coppia
di alpinisti spagnoli, conosciuti al rifugio la sera prima e che hanno scalato
la Cherè dietro di noi.
Quindi “buona la
2a” grazie a Michele e al Trident du Tacul, nonchè ad Adrian, Alex, Gas e Raffa
(che mi ha permesso l’utilizzo delle sue foto, in quanto la mia Nikon mi ha
abbandonato per il freddo...).
Brizio
PS Salita effettuata
il 10 e 11 Marzo 2012
I dati tecnici
della salita li trovate qui: Goloutte Cherè by Gulliver
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