La Repubblica.it con la firma di Pier Luigi Pisa, pubblica il video con una breve nota, che definsce LO SCALATORE IMPRUDENTE, "salvato" in extremis, potete vedere il video qui:
Dato che penso che La Repubblica sia una testata rispettabile, ma come altre soffre di ignoranza (nel senso che non ha competenze specifiche) nel campo dell'attività alpinistica il 4 Luglio ho mandato alla direzione la seguente lettera:
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Egregio Direttore, gentile Redazione,
con la presente vorrei commentare il video pubblicato su La Repubblica.it a cura di Pier Lugi Pisa al seguente URL:
http://video.repubblica.it/
Mi chiamo Fabrizio e scalo le montagne da più di un decennio, nel tempo sono diventato Istruttore Sezionale di Alpinismo della Scuola di Alpinismo della Sezione di Varese del Club Alpino Italiano, nonchè membro della locale stazione del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico.
In entrambe le mansioni, la cosa che divulghiamo il più possibile è la sicurezza, ma in montagna non ci puà essere la sicurezza totale, ma si parla sempre di sicurezza attiva (messa in pratica di tutte le possibilità per ridurre al minimo i rischi, ma non per eluderli, in quanto non è possibile).
Immagino che a voi faccia piacere vedere che il video è stato visto più di 58.000 volte, ma andrebbe chiarito cosa sta facendo l'alpinista ripreso e perchè, altrimenti si generano false e sbagliate conoscenze nei lettori e allo stesso tempo si demonizzano montagna e scalatori.
Ma veniamo al dovuto chiarimento:
l'alpinista nel filmato sembra essere impegnato su una cascata ghiacciata (l'acqua che scorre nella bella stagione si solidifica sulla roccia creando uno strato che con le dovute accortezze è possibile salire nella stagione fredda) o all'uscita di una salita su ghiaccio in alta montagna.
Si vede chiaramente (a circa 20 sec e poi dopo 2min e 10sec) che ha 2 corde collegate all'imbrago, quindi è evidente che non è uno scriteriato, ma sta affrontando da primo di cordata la salita, quindi con un certo margine di sicurezza o se visto dal lato opposto prendendosi un certo rischio.
Scalare comporta dei rischi, insiti nell'attività stessa, che non si possono eliminare del tutto, perchè nella maggior parte delle situazioni (escludendo la palestra indoor, ma non è qs il caso) necessità che qualcuno salga portandosi dietro la corda di sicurezza, che nessuno può calare dall'alto.
Per cui chi sale da primo di cordata, rischia di cadere ogni volta che supera un punto di ancoraggio, fintantochè non raggiunge il punto di ancoraggio successivo.
Il minimo rischio si avrebbe posizionando punti di ancoraggio a lunghezza di braccio, ma qs non sarebbe più scalare xè il rischio è quella cosa che rende attraente lo scalare stesso (molti non lo dicono, ma sentirsi in bilico e potersi fidare solo delle tue mani, del tuo corpo e della tua sensibilità per non cadere e continuare ad andare su è ciò che piace a molti scalatori) e poi dal punto di vista pratico sarebbe impraticabile, perchè costoso e deturperebbe irremediabilmente la roccia (su una salita di 50mt si dovrebbero mettere 100 chiodi a pressione!!!!) e in condizioni come quella riportata sarebbe impossibile (d'estate scorre l'acqua ed i chiodi non si possono mettere, ma ammesso che si riesca poi sarebbero coperti dalla neve e dal ghiaccio).
Scusate la lunga spiegazione, ma è il minimo x spiegare a chi ignora le peculiarità dell'attività alpinistica in cosa consiste x aver modo di poter valutare e giudicare.
Detto qs e analizzando con calma la situazione è evidente che quella lastra di ghiaccio si sarebbe pottuta staccare tant'è vero che il personaggio ha chiesto ai incompagni sopra di lui di passargli un capo di corda (non fune, le funi si usano sulle barche!!!), cmq qcn prima di lui è passato di lì.
Ci troviamo in un ambiente di alta montagna, all'ombra, il sole sta arrivando da dx quindi ci troviamo su un versante ovest (buona situazione per una salita su ghiaccio), e probabilmente è alla fine della salita (si può immaginare dal dislivello alle spalle dello scalatore stesso).
Quindi il tipo non è imprudente, ma è un alpinista che si è preso i suoi rischi, non sappiamo dove ha posizionato l'ultima protezione, magari è un metro sotto (rischio minimo) magari è 10mt sotto e cosi sarebbe stato peggio, ma non si vede com'è fatta sotto la parete (se è verticale il rischio può essere alto, ma se è strapiombante lo è meno, se è appoggiata lo è di più...)
Come vedete ci sono un sacco di cose da sapere prima di valutare e dare giudizi... e l'alpinismo è intrinsecamente pericoloso, non lo si può e non lo si deve dimenticare, chi lo pratica con le dovute conoscenze ed attrezzature lo sa, sarebbe giusto che si evitassero i sensazionalismi e le domonizzazioni.
Porgo distinti saluti e ringrazio per l'attenzione.
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Lo stesso giorno ho ricevuto la seguente risposta a firma di Andrea Galdi:
"Gentile lettore
grazie per la sua dettagliata e competente
mail".
Spero che questo porti ad un'attenzione maggiore per ciò che loro
pubblicheranno in futuro, in ogni caso invito tutti a chiedere
chiarimenti a chi può darvi un informazione più precisa e competente e
non "bevete" tutto ciò che i giornali scrivono.
Saluti.
Brizio
P.S. Cercando qua e là ho poi trovato un articolo un po' più competente (ma solo un po') che inquadra meglio la situazione: si tratta di un ghiacciatore all'uscita della Kennedy's Gully in Colorodo (USA) nel Gennaio 2011 (la tardiva pubblicazione mi induce a pensare alla ricerca spasmodica di sensazionalismo....). Qui l'articolo di Planetmountain: