Il 10 Settembre 2006, dopo una splendida gita che la portò al Rifugio Regina Margherita, un brutto incidente ci privò per sempre della presenza della nostra amica Monica.
Diverso tempo dopo l'incidente scrissi la favola che segue, che ora desidero pubblicare, non per mio vezzo, ma per rendere a lei la dovuta memoria.
La
Principessa e il cavaliere solitario
In un piccolo paese di pianura, in
un fresco giorno d’inverno, nacque una fanciulla dai lunghi capelli rossi e
dallo sguardo vivace. Era di nobili origini e la piccola sarebbe dovuta
divenire una principessa, ma la sua famiglia da anni non viveva più
nell’agiatezza e gli era stato persino tolto il titolo nobiliare.
Il papà della nostra Principessa, in effetti, di nobile
aveva ben poco; aveva sperperato la sua eredità e diverse volte si era
comportato male con la consorte, al punto che fu allontanato da casa.
Per questo ed altri motivi, la nostra Principessa non
aveva avuto un’infanzia felice, ma fin da piccola aveva dimostrato una forza
d’animo e un’intelligenza non comuni. Queste qualità le avevano permesso, pur
se con enormi sacrifici, di completare gli studi ed entrare alla corte di un
nobile come esperta della tesoreria.
Era precisa e affidabile nella stesura dei bilanci, tanto
da guadagnarsi in poco tempo la fiducia del nobile, che le affidò anche la
raccolta delle decime presso i fattori che vivevano intorno al castello.
La nostra Principessa era stata più volte invitata a
stabilirsi all’interno della corte, in cima ad una collina che si ergeva sulle
sponde di un grande lago contornato da bellissime montagne, ma lei era uno
spirito libero, poco incline ad essere rinchiuso in un pur bellissimo castello.
Per anni fece avanti e indietro giornalmente dalla sua
casa natale, prima a piedi o sfruttando i numerosi carri dei mercanti che
portavano le masserizie alla corte, poi in sella ad un bel cavallo che aveva
potuto acquistare a buon prezzo dal nobile per cui lavorava.
Con il passare del tempo si innamorò dei luoghi attorno
al castello e prese a girovagare per le montagne divenendo, in breve, esperta
nel percorrere foreste e creste, nonchè nell’esplorazione delle numerose
grotte. Con molta fatica decise di allontanarsi dall’amata mamma e di
stabilirsi non molto lontano dal castello.
Nessuno conosceva le sue nobili origini, ma tutti
immaginavano che ci fossero perchè si comportava proprio come una principessa.
Pur rispettando i voleri del nobile, per conto del quale
riscuoteva le tasse, si faceva ben volere da tutti per i modi garbati e per la
bontà di cui era capace di fronte alle difficoltà di chi incontrava.
Non era difficile vederla dare piccoli doni alle famiglie
in difficoltà, far giocare i bimbi delle case vicine o accogliere, nella sua
piccola dimora, i forestieri di passaggio.
Un giorno, nel suo peregrinare per i monti, incontrò un
cavaliere solitario, anche lui dedito all’esplorazione della natura.
Il cavaliere percorreva le foreste e le valli, ma si
divertiva ancor di più a raggiungere la cima di montagne sempre più alte; fin
dove poteva a cavallo e poi a piedi inerpicandosi sulle roccie e sui pendii
innevati.
I racconti dello sconosciuto cavaliere di mirabolanti
avventure, di meravigliosi paesaggi e dell’incredibile divertimento offerto dal
percorrere le montagne imbiancate di neve, spinsero la nostra intraprenedente
Principessa ad aggregarsi a lui per alcune escursioni.
Lui la portò in posti mai visti prima e si divertirono
moltissimo percorrendo valli e crinali ricoperti di quella polvere bianca quasi
magica, ma altrettanto insidiosa, perchè a volte grandi cumuli potevano
staccarsi dai ripidi pendii e rovinare a valle travolgendo ogni cosa.
Trascorrendo molto tempo insieme, i due impararono a
conoscersi, condividendo tutte le gioie e le difficoltà che la natura proponeva
loro e il cavaliere si innamorò di lei.
In una fresca sera primaverile il cavaliere ebbe l’idea
di invitarla fuori a cena; la nostra Principessa aspettava da tempo l’invito,
ma allora i rituali erano molto rigidi e non era usuale che una donna facesse
il primo passo. Lui pensava ad una sera galante presso uno dei più bei castelli
dove aveva prestato servizio, ma lei lo sorprese portandolo sulla cima di una
piccola montagna, non molto lontana da casa, per cenare a lume di candela sotto
una roccia, riparati da un forte temporale.
Di certo la sua apertura nei confronti del cavaliere
facilitò il corteggiamento e abbreviò i tempi necessari alla conquista del
cuore di lei. Si instaurò subito un bel rapporto basato sulla fiducia
reciproca, sulla disponibilità di entrambi e sulla comune passione per
l’esplorazione della natura.
Il vicino lago li vide più volte giocare nelle proprie
acque e mandò alcune belle immagini, che mostravano quanto i due stessero bene
insieme, ad un’enorme e bellissima montagna che li guardava dall’alto delle sue
cime. La montagna non era molto lontana dal lago e dai boschi dove i due
vivevano e questo permetteva loro di ammirarla.
Quasi ogni giorno, a parte quando c’era brutto tempo, in
particolare di mattino presto e di sera, quando i pendii ghiacciati si
dipingevano di rosa, i due giovani rimanevano ore ed ore, accoccolati vicino ad
un fuoco, a contemplare le sue forme, sognando un giorno di avvicinarla tanto
da poterla toccare. Diverse volte i due innamorati esplorarono le sue pendici
cercando la strada migliore per salire verso le sue numerose vette.
Un bel giorno il cavaliere scoprì un sentiero ben marcato
che sembrava condurre in alto; spronò il suo destriero e corse velocemente
verso la casa della nostra Principessa.
Meticolosamente organizzarono tutto il materiale e il
cibo necessario per stare lontani da casa diversi giorni. Erano fiduciosi, ma
anche certi che non sarebbe stato facile progredire in salita, perchè non
sapevano quali difficoltà avrebbero incontrato e dovevano stare molto attenti.
Partirono di buona ora e si portarono abbastanza in alto,
fino ad entrare nel regno delle nevi perenni. Erano accompagnati da un
bellissimo sole e la montagna continuava a chiamarli, come se ci fosse una
magnetica e misteriosa forza che li attraeva verso la cima. Erano contenti di
essere lì insieme e stavano molto bene sia fisicamente che mentalmente; i loro
cuori erano uniti da un affetto ed un’attrazione reciproca molto forte e
stavano godendo di panorami e clima forse irripetibili.
Decisero di fermarsi ad una giusta distanza da una bella
piramide rocciosa, che indicava l’inizio vero e proprio della salita. Passarono
delle bellissime ore preparando tutto il necessario per la cena e la notte,
montando la loro tenda poco lontana dalla pista ben tracciata che conduceva
verso l’alto. Riposarono in maniera invidiabile anche a livello del mare pur
essendo diverse migliaia di metri più su, ma si sa che quando si sta bene e si
ha il cuore contento tutto diviene più facile, persino dormire in tenda e sulla
neve. Di buon mattino, quando il sole non aveva ancora iniziato a riscaldare la
fredda aria delle alte quote, ripresero il cammino.
La nostra Principessa si affidava completamente al suo
cavaliere, che la guidava con sicurezza e attenzione, misurando ogni singolo
passo sia nella velocità che nella direzione.
Al sorgere del sole, i brillanti raggi della stella
illuminarono il viso della nostra Principessa, e tutto attorno iniziò a
colorarsi e a svegliarsi dal torpore della notte. In poche ore arrivarono sulla
cima e di lì ebbero la possibilità di ammirare quanto erano belli i posti in
cui vivevano e quanto fossero fortunati. Dopo un giusto riposo iniziarono la
discesa che in poco tempo li avrebbe riportati, tramite l’itinerario di salita,
a casa.
Nel momento dell’ultimo saluto alla montagna, essa li
richiamò entrambi a sè, come se fosse gelosa di quelle due belle anime e non
volesse che altri ne potessero gioire.
Il Grande Spirito disse alla montagna che non poteva
trattenerli entrambi, perchè avevano un compito da portare a termine nei loro
luoghi di origine e che avrebbe dovuto scegliere.
Egoisticamente la montagna scelse la migliore delle due,
l’anima buona della nostra Principessa e lasciò andare il cavaliere.
Lui non ascoltò la voce del Grande Spirito e nemmeno le
dolci parole della montagna, perchè l’amore che provava per la sua Principessa
era così forte che non accettava l’idea di vivere senza di lei.
La montagna mandò un messo a prendere l’anima della
nostra Principessa; era vestito di bianco ed era freddo come il ghiaccio.
Nonostante fosse circa cento volte più grande di lui, il cavaliere ingaggiò un
durissimo duello con quell’essere venuto dal profondo.
Pur conoscendo le migliori tecniche e pur avvalendosi
dell’aiuto di alcuni cavalieri, casualmente passanti di lì, dopo alcune ore di
dura battaglia dovette arrendersi, perchè il confronto era impari.
Con il cuore ormai svuotato di energie e colmo di
tristezza dovette lasciare andare la sua Principessa.
Al suo rientro a valle, i familiari e gli amici portarono
a lui doni e amicizia nel tentativo di colmare il vuoto lasciato nel cuore
dalla sua Principessa.
A nulla valsero il conforto portato dall’intera corte e
l’affetto anche dei parenti di lei.
Solo il sorriso di alcuni bimbi e il loro ricordo della
nostra Principessa leniva un poco l’immenso dolore del cavaliere.
Si racconta che persino i due destrieri, sconvolti e
disorientati, fuggirono dai quei luoghi alla ricerca della loro amica ormai
lontana.
Le cronache del tempo dicono che il cavaliere con molta
fatica riprese ad esplorare le montagne che gli avevano regalato la gioia di incontrare
la nostra Pincipessa e con ancor più fatica tornò a sorridere e gioire, ma
soprattutto visse anni nel tentativo di capire quale era il compito da
assolvere, cui fece riferimento il Grande Spirito nel momento in cui impose
alla montagna la scelta.
Nessuno sa come morì, la leggenda vuole che un giorno, la
nostra Principessa tornò a prendersi il suo amato cavaliere e vissero insieme e
felici per l’eternità, cavalcando negli spazi infiniti di mille altri mondi.