martedì 11 settembre 2012

In ricordo di Monica.

Il 10 Settembre 2006, dopo una splendida gita che la portò al Rifugio Regina Margherita, un brutto incidente ci privò per sempre della presenza della nostra amica Monica.
Diverso tempo dopo l'incidente scrissi la favola che segue, che ora desidero pubblicare, non per mio vezzo, ma per rendere a lei la dovuta memoria.





La Principessa e il cavaliere solitario

In un piccolo paese di pianura, in un fresco giorno d’inverno, nacque una fanciulla dai lunghi capelli rossi e dallo sguardo vivace. Era di nobili origini e la piccola sarebbe dovuta divenire una principessa, ma la sua famiglia da anni non viveva più nell’agiatezza e gli era stato persino tolto il titolo nobiliare.
Il papà della nostra Principessa, in effetti, di nobile aveva ben poco; aveva sperperato la sua eredità e diverse volte si era comportato male con la consorte, al punto che fu allontanato da casa.

Per questo ed altri motivi, la nostra Principessa non aveva avuto un’infanzia felice, ma fin da piccola aveva dimostrato una forza d’animo e un’intelligenza non comuni. Queste qualità le avevano permesso, pur se con enormi sacrifici, di completare gli studi ed entrare alla corte di un nobile come esperta della tesoreria.
Era precisa e affidabile nella stesura dei bilanci, tanto da guadagnarsi in poco tempo la fiducia del nobile, che le affidò anche la raccolta delle decime presso i fattori che vivevano intorno al castello.

La nostra Principessa era stata più volte invitata a stabilirsi all’interno della corte, in cima ad una collina che si ergeva sulle sponde di un grande lago contornato da bellissime montagne, ma lei era uno spirito libero, poco incline ad essere rinchiuso in un pur bellissimo castello.
Per anni fece avanti e indietro giornalmente dalla sua casa natale, prima a piedi o sfruttando i numerosi carri dei mercanti che portavano le masserizie alla corte, poi in sella ad un bel cavallo che aveva potuto acquistare a buon prezzo dal nobile per cui lavorava.
Con il passare del tempo si innamorò dei luoghi attorno al castello e prese a girovagare per le montagne divenendo, in breve, esperta nel percorrere foreste e creste, nonchè nell’esplorazione delle numerose grotte. Con molta fatica decise di allontanarsi dall’amata mamma e di stabilirsi non molto lontano dal castello.

Nessuno conosceva le sue nobili origini, ma tutti immaginavano che ci fossero perchè si comportava proprio come una principessa.
Pur rispettando i voleri del nobile, per conto del quale riscuoteva le tasse, si faceva ben volere da tutti per i modi garbati e per la bontà di cui era capace di fronte alle difficoltà di chi incontrava.
Non era difficile vederla dare piccoli doni alle famiglie in difficoltà, far giocare i bimbi delle case vicine o accogliere, nella sua piccola dimora, i forestieri di passaggio.

Un giorno, nel suo peregrinare per i monti, incontrò un cavaliere solitario, anche lui dedito all’esplorazione della natura.
Il cavaliere percorreva le foreste e le valli, ma si divertiva ancor di più a raggiungere la cima di montagne sempre più alte; fin dove poteva a cavallo e poi a piedi inerpicandosi sulle roccie e sui pendii innevati.
I racconti dello sconosciuto cavaliere di mirabolanti avventure, di meravigliosi paesaggi e dell’incredibile divertimento offerto dal percorrere le montagne imbiancate di neve, spinsero la nostra intraprenedente Principessa ad aggregarsi a lui per alcune escursioni.
Lui la portò in posti mai visti prima e si divertirono moltissimo percorrendo valli e crinali ricoperti di quella polvere bianca quasi magica, ma altrettanto insidiosa, perchè a volte grandi cumuli potevano staccarsi dai ripidi pendii e rovinare a valle travolgendo ogni cosa.

Trascorrendo molto tempo insieme, i due impararono a conoscersi, condividendo tutte le gioie e le difficoltà che la natura proponeva loro e il cavaliere si innamorò di lei.
In una fresca sera primaverile il cavaliere ebbe l’idea di invitarla fuori a cena; la nostra Principessa aspettava da tempo l’invito, ma allora i rituali erano molto rigidi e non era usuale che una donna facesse il primo passo. Lui pensava ad una sera galante presso uno dei più bei castelli dove aveva prestato servizio, ma lei lo sorprese portandolo sulla cima di una piccola montagna, non molto lontana da casa, per cenare a lume di candela sotto una roccia, riparati da un forte temporale.

Di certo la sua apertura nei confronti del cavaliere facilitò il corteggiamento e abbreviò i tempi necessari alla conquista del cuore di lei. Si instaurò subito un bel rapporto basato sulla fiducia reciproca, sulla disponibilità di entrambi e sulla comune passione per l’esplorazione della natura.
Il vicino lago li vide più volte giocare nelle proprie acque e mandò alcune belle immagini, che mostravano quanto i due stessero bene insieme, ad un’enorme e bellissima montagna che li guardava dall’alto delle sue cime. La montagna non era molto lontana dal lago e dai boschi dove i due vivevano e questo permetteva loro di ammirarla.
Quasi ogni giorno, a parte quando c’era brutto tempo, in particolare di mattino presto e di sera, quando i pendii ghiacciati si dipingevano di rosa, i due giovani rimanevano ore ed ore, accoccolati vicino ad un fuoco, a contemplare le sue forme, sognando un giorno di avvicinarla tanto da poterla toccare. Diverse volte i due innamorati esplorarono le sue pendici cercando la strada migliore per salire verso le sue numerose vette.

Un bel giorno il cavaliere scoprì un sentiero ben marcato che sembrava condurre in alto; spronò il suo destriero e corse velocemente verso la casa della nostra Principessa.
Meticolosamente organizzarono tutto il materiale e il cibo necessario per stare lontani da casa diversi giorni. Erano fiduciosi, ma anche certi che non sarebbe stato facile progredire in salita, perchè non sapevano quali difficoltà avrebbero incontrato e dovevano stare molto attenti.

Partirono di buona ora e si portarono abbastanza in alto, fino ad entrare nel regno delle nevi perenni. Erano accompagnati da un bellissimo sole e la montagna continuava a chiamarli, come se ci fosse una magnetica e misteriosa forza che li attraeva verso la cima. Erano contenti di essere lì insieme e stavano molto bene sia fisicamente che mentalmente; i loro cuori erano uniti da un affetto ed un’attrazione reciproca molto forte e stavano godendo di panorami e clima forse irripetibili.

Decisero di fermarsi ad una giusta distanza da una bella piramide rocciosa, che indicava l’inizio vero e proprio della salita. Passarono delle bellissime ore preparando tutto il necessario per la cena e la notte, montando la loro tenda poco lontana dalla pista ben tracciata che conduceva verso l’alto. Riposarono in maniera invidiabile anche a livello del mare pur essendo diverse migliaia di metri più su, ma si sa che quando si sta bene e si ha il cuore contento tutto diviene più facile, persino dormire in tenda e sulla neve. Di buon mattino, quando il sole non aveva ancora iniziato a riscaldare la fredda aria delle alte quote, ripresero il cammino.

La nostra Principessa si affidava completamente al suo cavaliere, che la guidava con sicurezza e attenzione, misurando ogni singolo passo sia nella velocità che nella direzione.
Al sorgere del sole, i brillanti raggi della stella illuminarono il viso della nostra Principessa, e tutto attorno iniziò a colorarsi e a svegliarsi dal torpore della notte. In poche ore arrivarono sulla cima e di lì ebbero la possibilità di ammirare quanto erano belli i posti in cui vivevano e quanto fossero fortunati. Dopo un giusto riposo iniziarono la discesa che in poco tempo li avrebbe riportati, tramite l’itinerario di salita, a casa.

Nel momento dell’ultimo saluto alla montagna, essa li richiamò entrambi a sè, come se fosse gelosa di quelle due belle anime e non volesse che altri ne potessero gioire.
Il Grande Spirito disse alla montagna che non poteva trattenerli entrambi, perchè avevano un compito da portare a termine nei loro luoghi di origine e che avrebbe dovuto scegliere.
Egoisticamente la montagna scelse la migliore delle due, l’anima buona della nostra Principessa e lasciò andare il cavaliere.
Lui non ascoltò la voce del Grande Spirito e nemmeno le dolci parole della montagna, perchè l’amore che provava per la sua Principessa era così forte che non accettava l’idea di vivere senza di lei.

La montagna mandò un messo a prendere l’anima della nostra Principessa; era vestito di bianco ed era freddo come il ghiaccio. Nonostante fosse circa cento volte più grande di lui, il cavaliere ingaggiò un durissimo duello con quell’essere venuto dal profondo.
Pur conoscendo le migliori tecniche e pur avvalendosi dell’aiuto di alcuni cavalieri, casualmente passanti di lì, dopo alcune ore di dura battaglia dovette arrendersi, perchè il confronto era impari.
Con il cuore ormai svuotato di energie e colmo di tristezza dovette lasciare andare la sua Principessa.

Al suo rientro a valle, i familiari e gli amici portarono a lui doni e amicizia nel tentativo di colmare il vuoto lasciato nel cuore dalla sua Principessa.
A nulla valsero il conforto portato dall’intera corte e l’affetto anche dei parenti di lei.
Solo il sorriso di alcuni bimbi e il loro ricordo della nostra Principessa leniva un poco l’immenso dolore del cavaliere.
Si racconta che persino i due destrieri, sconvolti e disorientati, fuggirono dai quei luoghi alla ricerca della loro amica ormai lontana.

Le cronache del tempo dicono che il cavaliere con molta fatica riprese ad esplorare le montagne che gli avevano regalato la gioia di incontrare la nostra Pincipessa e con ancor più fatica tornò a sorridere e gioire, ma soprattutto visse anni nel tentativo di capire quale era il compito da assolvere, cui fece riferimento il Grande Spirito nel momento in cui impose alla montagna la scelta.

Nessuno sa come morì, la leggenda vuole che un giorno, la nostra Principessa tornò a prendersi il suo amato cavaliere e vissero insieme e felici per l’eternità, cavalcando negli spazi infiniti di mille altri mondi.

Brizio