Come vi avevo anticipato nel 1° post, su questo blog,
parleremo di molte cose.
Abbiamo iniziato parlando di
montagna, con alcune impressioni successive ad una bella salita su roccia, ma
oltre e prima della montagna, un’altra mia grande passione riguarda i motori e
le competizioni.
In questi giorni ricorre l’anniversario della nascita e
della morte di Ayrton Senna; a tal proposito oggi pubblico un articolo che
scrissi qualche tempo dopo la sua morte; come leggerete più avanti, non ero un suo
fan sfegatato, ma la sua morte mi colpì in modo particolare...
forse perchè ero a Imola, nella parte centrale del circuito,
stavo respirando l’aria intrisa di benzina e di gomma bruciata, quando sapemmo
di un brutto incidente avvenuto al Tamburello...
forse perchè non vidi la Williams numero 2 uscire di
strada senza controllo se non il giorno dopo a casa...
forse perchè ci tennero con il fiato sospeso fino alle
18.40, ora in cui i medici dell’ospedale di Bologna ufficializzarono la sua
morte...
forse perchè le cause dell’incidente non furono mai
chiarite, nonostante diverse perizie volute da un processo durato più di 10
anni, nella migliore tradizione italiana...
dopo quasi vent’anni non so dire perchè da quel giorno
cambiai la mia attenzione nei suoi confronti, dopo quel 1° Maggio comprai
alcuni libri scritti da lui e su di lui, iniziai a segure le attività della sua
fondazione e arrivai a scrivere le righe che seguono...
AURIGA RA 06h53m 55.43sd. 37°56'
Ayrton Senna da Silva, un nome che
negli appassionati suscita ricordi di momenti indimenticabili ora legati ad una
stella che brilla nella costellazione dell'Auriga e porta il suo nome.
Ayrton Senna da Silva. Brasiliano.
Nato il 21 Marzo 1960 a San Paolo,
morto il 1° Maggio 1994 a Bologna.
Ayrton Senna da Silva, un nome
troppo lungo per entrare nella memoria della gente comune, troppo popolare in
Brasile per non essere confuso con un altro.
Da queste ragioni nel 1982, un
giovane pilota come tanti emigrato in Europa per potersi confrontare con i
migliori, quando non era ancora nessuno e poteva solo sperare di diventare un
professionista, decise di eliminare il cognome paterno e di depositare e
registrare il marchio "Ayrton Senna" nonchè "Ayrton" e
"Senna" in modo che nessuno potesse un domani sfruttarli in qualsiasi
campo collegato all'automobilismo.
Questo perchè era fermamente convinto
che sarebbe diventato Qualcuno e fin da allora aveva programmato anche i
dettagli della sua vita di campione.
Sarebbe facile parlare della vita
di Senna, facendo l'elenco delle gare e dei titoli vinti, delle pole
conquistate, ma sarebbe sterile, impersonale e molti di voi ricordano bene la
sua carriera (di seguito il link dove potete trovare la biografia dettagliata: http://it.wikipedia.org/wiki/Ayrton_Senna ).
Vorrei qui parlarvi di Ayrton in
un modo diverso, di un campione che agli inizi non mi piaceva, in quanto tutto
gli riusciva facile (visto dalla TV) invece io mi identificavo con campioni
come Mansell, Patrese, De Angelis, gente che per poter ottenere successo hanno
dovuto lavorare tanto, e non sempre sono riusciti a creare le situazioni giuste
per ottenere il massimo.
Ayrton, invece, oltre alle doti di
guida, aveva carisma, dedizione, una irraggiungibile mania della perfezione e
una visione strategica della vita che gli permettevano di capire in anticipo le
situazioni.
Una delle cose che mi esaltava di
più di Ayrton era la capacità durante le prove di uscire nel momento giusto
dando la stoccata vincente a tutti gli avversari.
A tal proposito Gerard Ducarouge
tecnico progettista della Lotus che lanciò Senna tra i grandi disse:
"Nel 1985, a Monza durante
l'ultima sessione di prove del Gp d'Italia, Piquet, con la Brabham-BMW ci aveva
staccati di parecchio, se non ricordo male direi di oltre un secondo e mezzo
sul giro. Noi mancavamo di velocità di punta. Ayrton uscì per il suo giro con
il primo set di gomme da qualifica, rientrò, scese dalla macchina e prese la
piantina del circuito spiegandomi: adesso torno fuori e in questa curva
recupero un decimo, in quest'altra due, qui uno e mezzo... Alla fine fece la
somma e trovò che avrebbe migliorato, se avesse guidato così, quanto bastava
per la Pole. Rimontò in macchina e ottenne il miglior tempo. Una cosa
impressionante e indimenticabile perchè fu programmata."
Come non ricordare i duelli
memorabili con Alesi a Phoenix nell'89, quelli con Mansell nel '92, con Prost
negli anni in cui correvano entrambi per la McLaren, ma soprattutto quando
Alain correva per la stratosferica Williams.
Un altro aspetto che mi
impressionava di Senna era l'umiltà, a volte si prendeva delle responsabilità
che non erano sue.
A Montecarlo nell'88, a
pochi giri dalla fine dopo aver dominato in lungo e in largo la gara, andò a
sbattere sul guard rail esterno alla curva del Portier che immette nel tunnel.
Si scusò e disse che si era
deconcentrato, tutti lo accusarono di non aver raggiunto ancora la giusta
maturità come pilota, invece la telemetria dimostrò che pochi attimi prima si
era rotta la seconda marcia, che lui avrebbe dovuto inserire giusto prima della
curva, ci provò, ma la marcia non entrò e con solo una mano sul volante e senza
marcia l'auto gli scivolò e sbattè.
Aveva una determinazione impressionante,
in proposito ecco il suo racconto circa il Gp del Brasile del 1991, la sua
prima vittoria in patria:
"Ebbi qualche problema con il
cambio durante l'ultima parte della gara... Si ruppero 4 marce, così quando
cambiavo dovevo saltare 4 rapporti e per farlo dovevo chiedere alle braccia uno
sforzo immenso. A pochi giri dal termine mi rimase solo la sesta..., ma il
desiderio di vincere era così forte che continuai a correre. I dolori che
avvertivo, lo stress, le emozioni del pubblico in tribuna, erano tutti
sentimenti fortissimi. Il dolore aumentava, ma cercavo continuamnte di
riassorbirlo, quasi di dimenticarmene, solo alla fine lo lasciai andare tutto
in una volta. Fu una gara densa di ricordi, di eccitazioni, una cosa che mi
resterà tutta la vita. Se sei concentrato si può anche sopportare il dolore e
qualche volta fatichi molto di più se vuoi vincere."
Penso che in molti si ricordino
quell'episodio, in quanto subito dopo il passaggio sul traguardo il suo
microfono venne collegato alla TV, e si sentii benissimo l'urlo di dolore e un
"I don't believe it" carico di gioia.
Tanto era capace tanto era
corretto, al proposito Alesi racconta che sfidarsi con Ayrton ruota a ruota,
era bello e lo si poteva fare in
sicurezza, in quanto si era sicuri che sarebbe stato un duello duro e senza
esclusione di colpi, al limite del lecito e del fattibile, ma pur sempre senza
mai superarlo. Eppure, nonstante questo, ci sono
state molte polemiche a seguito dei due incidenti con Prost, in Giappone
nell'89 e in Brasile l'anno successivo.
A quel tempo Senna si era esposto
più volte nei confronti dell'opinione pubblica sulla sua fede religiosa, una
volta disse:
"Grazie a Dio ho una
profondissima fede in Lui e in Gesù Cristo, la mia vita è cambiata enormemente
da quando ho sentito questa fede. Credo di aver goduto di un grande privilegio,
questo mi ha dato molta forza nei momenti più duri e tantissima gioia in quelli
più felici, come in Giappone nell'88 (vinse il suo 1° titolo), ebbi la
sensazione che Lui era lì con me ed io ero con Lui."
Affermazioni come queste fecero il
giro del mondo e qualcuno gli fece notare che nella vendetta dell'90 contro
Prost di cristiano c'era ben poco, lui rispose così:
"Ognuno ha le sue qualità e i
suoi difetti. La religione è una cosa comune in tutto il mondo, così come la
Fede è la forza, Credere è la forza. L'importante per me è cercare di inseguire
con il mio massimo impegno, naturalmente il massimo possibile per me, quello
che mi sembra essere corretto, giusto. Ci sono delle volte che ci riesco e
delle volte in cui non ci riesco, ma questo è il mio challenge, la mia sfida
quotidiana a migliorare. Credo di aver già fatto tanti progressi in questo
senso nella mia vita, ma capisco che ho ancora tanto da fare."
Riguardo al Senna uomo, si sa che
era molto generoso, guadagnava molto e dava molto a istituti e persone, ma
sempre in modo anonimo.
Come era solito fare anche in
questo aveva pensato a tutto, e ci aveva pensato tanto, perchè quando decideva
di iniziare qualcosa, quella cosa doveva riuscire perfetta, vedi la Fondazione
Senna che tenta di togliere dalla strada i bambini brasiliani (ben 42000),
dandogli l'opportunità di praticare sport, e andare a scuola o il fumetto
Senninha.
Di seguito il link: http://senna.globo.com/portal/indexFlash.asp?page=1
A proposito di gesti di altruismo,
dopo la sua morte una famiglia di Bologna ha potuto raccontare che è uscita da
un incubo grazie a lui. Infatti qualche anno prima, un bambino fu coinvolto in
un incidente ed entrò in coma. I genitori dopo aver provato di tutto, senza più
speranze, sapendo che loro figlio era un appassionato di automobilismo ed il
suo idolo era Ayrton, gli scrissero una lettera. Poco tempo dopo si sarebbe svolto
il Gp di San Marino e lui si presentò al capezzale del ragazzino e incise un
nastro che gli fecero ascoltare. Dopo un po' il ragazzo si svegliò e Ayrton
tornò a trovarlo in occasione di tutti i Gp italiani che si sono svolti da lì
in avanti, e ci andò anche 3 giorni di prima del suo ultimo Gp.
Per quanto riguarda la sua morte è
stato detto e scritto tanto, forse la verità non si saprà mai. Una cosa penso
sia inconfutabile, Ayrton quel giorno stava benissimo, non era drogato e
ragionevolmente non può aver sbagliato una curva "facile" come quella
del Tamburello di Imola.
Non era certo in prova, o in piena
bagarre, o dietro ad un doppiato, tutte situazioni che possono creare i
presupposti per un errore, no!
Era solo davanti a tutti, con la
strada sgombra davanti a sè come sempre.
Nuno Cobra, il suo preparatore
atletico, per ricordare Ayrton disse:
"Di tanto in tanto Dio manda
tra gli uomini, alcuni inidividui speciali, che tramite la propria vita
trasmettono un messaggio agli altri. La mia speranza è che l'esempio di Ayrton
si infonda nei cuori di tutti i giovani perchè essi possano realizzare i propri
desideri utilizzando "armi" legittime, quelle donateci da Dio."
Vorrei chiudere con alcuni suoi
passaggi:
"Penso che si debba sempre
ammirare qualcuno che fa bene qualcosa, sia che lavori insieme a te o no. Se si
è capaci di provare ammirazione si sarà capaci anche di imparare e migliorare.
Se non si riesce a farlo solo perchè si è in competizione allora si getterà al
vento la possibilità di crescere."
"Chiunque tu sia nella vita,
sia che ti trovi al livello più alto o più basso, devi possedere forza,
determinazione e fare qualsiasi cosa con amore e con profondo rispetto per Dio.
Un giorno raggiungerai i tuoi obiettivi e avrai successo."
I NUMERI
Con i Kart diventa campione
Juniores nel 1974, sudamericano nel '77 e '78, nazionale nel '78,'79,'80,'81;
non ha mai vinto il titolo mondiale, ma si è piazzato 2 volte secondo ('79 e
'80). Il suo talento esplode in auto, infatti nel 1981 partecipa a 20 gare
nella Formula Ford 1600 inglese, ne vince 12 e arriva 5 volte 2°. L'anno
successivo partecipa alla Formula Ford 2000 e vince 22 gare su 28, con 2
secondi posti e 4 ritiri, conclude quell'anno fantastico con l'esordio in
Formula 3 dove fa l'ein plain con la pole, la vittoria e il giro più veloce in
gara. Conclude il suo "addestramento" nelle formule minori nel 1983,
con 13 vittorie su 21 gare con ben 10 ein plain!
Nell'84 arriva nella massima
formula e si piazza al 9° posto finale con una modesta Toleman, ma mostrando
chiaramente con chi avrebbero avuto a che fare i vari Piquet, Lauda, Mansell,
Alboreto, ma soprattutto Prost, che a Montecarlo grazie all'amicizia che lo
lega a Jacky Ickx, (direttore di gara), sotto il diluvio evita una figuraccia
in quanto la gara viene interrotta, e quando il futuro "Professore",
taglia il traguardo dell'ultimo giro valido è ancora in testa, ma virtualmente
è stato sconfitto da Ayrton che un centinaio di metri dopo lo sorpassa a mani
basse. Nel 1985 passa alla Lotus-Renault, dove rimarrà fino all'87, e ottiene
le sue prime 2 vittorie, e 7 Pole Position, degne di ricordo la sua prima
vittoria ancora sotto l'acqua all'Estoril in Portogallo e la prima delle 5 sul
circuito più difficile, ma per lui più bello, di Spa in Belgio.
Nel 1986 si classifica al 4°
posto, come l'anno precedente, vincendo ancora 2 gare e facendo altre 8 Pole.
Nell'87 porta i motori Honda alla Lotus, vince 2 gare, con una sola Pole e
capisce che è tempo di cambiare aria; così l'anno successivo si trasferisce con
i motori giapponesi alla McLaren e inizia la cavalcata che lo porta al 1°
titolo iridato, centrando ben 13 Pole su 16 gare, vincendo 8 volte. L'anno
successivo non riesce a conquistare il titolo, ma ancora 13 Pole e 6 vittorie.
Nel '90 arriva il secondo titolo,
frutto di 6 vittorie e 10 Pole.
Nel '91 fa il tris e aggiunge 7
vittorie e 8 Pole al suo palmares.
Il 1992 è un anno interlocutorio
(la Honda viene superata dalla Renault), nel quale vince comunque 3 gare e fa 1
Pole. Gli ultimi acuti nel '93 con 5 vittorie e 1 Pole nonstante guidasse una
McLaren-Ford che pagava un centinaio di cavalli ai migliori Renault, che avrà
l'anno successivo, e che gli permetteranno di partire sempre davanti a tutti.
Il computo finale registra tre
Campionati del Mondo di Formula 1, in 10 anni durante i quali ha partecipato a
161 G.P. vincendone 41, partendo 65 volte al palo e ottenendo 19 Giri più
Veloci in gara.
Brizio, 24 Aprile 2012
PS tutte le foto sono tratte da internet.