lunedì 28 maggio 2012

Più incerto di così è...difficile.


Era tanto che non mi capitava di rimanere a casa per un intero week-end nonostante delle buone previsioni del tempo...o meglio, a dire la verità penso non mi sia mai successo prima, ma è meglio mantenere il beneficio del dubbio e non permettere al mio IO di deviare verso sentimenti vittimistici. 

Penso positivo perchè son vivo, cantava Jovanotti alcuni anni fa, e perchè ho imparato qualcosa... tipo: non aspettare gli ultimi minuti della sera prima per cercare compagnia... ed ho fatto delle cose di cui necessitavo, come un po’ di sano riposo, che mancava da tempo, alcune faccende tra casa e giardino nonchè mi sono dedicato ad attività letterarie tra cui la lettura e la scrittura di queste righe.

Ma di cosa scrivere oggi dopo la breve introduzione? Dato che ho visto il Gran Premio di Montecarlo di Formula Uno perchè non scrivere un secondo post dedicato alle corse? Nei prossimi giorni seguirà la descrizione e le impressioni di una bella via di roccia salita qualche anno fa, per non deludere gli appassionati amici scalatori, ma oggi non avendo trovato nessuno cui dare e ricevere sicura vorrei scrivere cosa penso di questa gara e degli annessi e connessi.
Partiamo dalla 2° vittoria di Webber tra le strade del Principato, sotto gli occhi attenti del Principe Alberto e della bella Principessa Charlene.
Dopo aver guadagnato la Pole Position, nonostante sia stato battuto in pista dal vecchio “zio Mike”, (come lo chiamano alcune riviste specializzate), il buon Mark è riuscito a muoversi allo spegnimento delle luci rosse con accortezza e prendendo quei pochi metri di vantaggio che gli hanno consentito di voltare alla prima curva senza patemi. Dietro di lui si è formato un trenino che non si è modificato se non con il sorpasso ai box di Alonso ai danni di Hamilton durante l’unico cambio gomme.

A parte la partenza che ha visto Grosjean muoversi come una pallina in un flipper non c’è molto altro da dire, vista da fuori è stata la solita gara noiosa, senza emozioni e senza sorpassi. D’altra parte con i regolamenti attualmente in vigore e con i commissari che sembrano non vedano l’ora di dare ammonizioni e punizioni ad ogni gara, i piloti di punta non si buttano cercando di passare ad ogni costo, se non sono perfettamente sicuri di riuscire a fare un sorpasso pulito cosa che a Monaco è praticamente impossibile. Ne sa qualcosa Schummy che per un incidente occorsogli al gran premio precedente, (un tamponamento dovuto ad un’incomprensione con Bruno Senna, che qualche anno fa sarebbe stato classificato come normale incidente di gara), ha perso l’occasione di partire al palo oggi e magari di raggiungere Ayrton nel computo di 6 vittorie nella gara più atipica e allo stesso tempo bella del mondiale.

Detto questo veniamo al primo commento personale; non condivido la direzione presa negli ultimi anni dalla Federazione di voler verificare ed esercitare il pugno di ferro su ogni incidente o presunta scorrettezza. E’ vero che con la sicurezza non si discute, ma sono cresciuto pensando che i piloti di Formula 1 fossero i cavalieri del rischio, pochi uomini che riuscivano a spingere dei bolidi leggerissimi e con centinaia di cavalli al limite delle leggi della fisica. Invece ora ci sono strumenti e regolamenti che determinano quando e come si possa fare un sorpasso (DRS, tanto per citarne uno) ovviamente tutto interpretabile dai commissari, così i piloti che lottano per le posizioni di vertice non rischiano più un azzardo, come ieri  Alonso dietro ad Hamilton o Schumacher dietro a Raikkonen, non un tentativo serio, deciso, importante, perchè "se gli tocco la gomma, magari mi denunciano".

Passando all’analisi di quest’anno con 6 vincitori diversi in 6 gare non si può dire che il campionato non sia aperto e combattuto, almeno questo è ciò che sembra dire la classifica, in realtà la situazione è generata dalla compromesso che si deve cercare tra l’efficienza dell’auto e la strategia che ottimizza l’uso dei penumatici Pirelli. Fin qui non ci sarebbe nulla di nuovo, se non che 6 diversi vincitori sono dovuti al fatto che le gomme si comportano in modo diverso ad ogni gara e su ogni vettura, il che porta ad un terno all’otto ad ogni gara. Ora che a turno hanno vinto quasi tutti i top driver (mancano all’appello solo Button e Schumacher) e date le premesse precedenti non ci sarebbe da stupirsi se Jenson e “zio Mike” riuscissero ad arrivare davanti a tutti nelle prossime due gare.

Passando all’analisi dei rendimenti delle squadre, partiamo dalla Mercedes; l’approccio tedesco, fatto di pochi proclami, piccoli passi e obbiettivi precisi, sta iniziando a dare i suoi frutti.
Rosberg si dice certo di aver avuto la macchina migliore tra le stradine di casa, la pole del compagno di squadra lo confermerebbe. Schummy ha dimostrato che il piede, l’occhio ed il feeling con la velocità ci sono ancora, alla faccia di chi lo dava per finito ed addirittura molti suoi connazionali gli hanno suggerito di ritirarsi a fine stagione. Non sono mai stato un suo tifoso, ma non c’è dubbio che alla Ferrari fu l’anello che chiudeva il cerchio di una ottima e preparata catena, che guarda caso è stata ricreata nei box delle frecce d’argento (manca solo Todt...); questo unito al fatto che se non fosse stato in grado di combattere alla pari con gli altri il buon Michael non sarebbe tornato alle corse (rischiando di cancellare le sue glorie passate e confermerebbe anche la mia teoria che lo vide rifiutare di sostituire Massa dopo l’incidente in Ungheria del 2008, non perchè era dolorante al collo, ma perchè quella Ferrari non andava) mi da la convinzione che prima o poi non solo Schummy tornerà sul podio, ma anche a vincere e magari nei prossimi 1-2 anni a lottare nuovamente per il mondiale.

Continuiamo con la Ferrari, che si salva solo grazie ad un redditizio Alonso, che se non dovesse aver paura delle punizioni dei commissari, già altre volte avrebbe potuto fare di più. Si salva grazie a lui perchè la macchina è così così, a volte ci azzeccano a volte no e qui non ho ancora capito se è per via del rendimento delle gomme o per problemi nella scelta del setup e della strategia di gara, lo vedremo, spero, nelle prossime gare.

Detto questo non ci aspetta altro che vedere chi vincerà in Canada, Schummy ha detto oggi, che secondo lui la Mercedes andrà bene e che se lui riuscirà ad avere una gara pulita senza intoppi potrà giocarsi il podio. Vedremo.

mercoledì 23 maggio 2012

Il paese delle meraviglie


Qualche settimana fa sono tornato in Svezia per lavoro ed ho ritrovato lo stesso ambiente e le stesse sensazioni che mi portarono a scrivere le righe seguenti qualche anno fa.


Quante volte hai immaginato il paese delle meraviglie?
Probabilmente decine, se non centinaia…o almeno questo è quello che è capitato (e capita ancora) a me, ma partiamo dall’inizio, più o meno…

Prima di iniziare a parlare sognavo un mondo e una vita fatta di latte materno, calore e sonno, tanto sonno.

Poi ho iniziato a camminare, a girovagare per il mondo e ho potuto assaggiare qualcosa di diverso rispetto alle solite pappe e frullati e allora ho sognato una vita di dolci e giocattoli da lanciare in ogni dove, nonché innumerevoli pareti da poter colorare.

Dopo un po’ di tempo mi insegnarono a leggere e far di conto e iniziai a pensare che il mondo avrebbe dovuto essere pieno di mattoncini da montare e smontare nonché piccole automobili che imitassero quelle che vedevi sfrecciare veloci dal finestrino della lentissima utilitaria dei miei.

Norrkoping, municipio.
Quando iniziai a vedere dei cambiamenti evidenti nel tuo corpo, dai bicipiti che tutto ad un tratto si gonfiarono, fino ai peli che te me ritrovai negli angoli più impensati, passando per delle sensazioni strane e imbarazzanti quando vedevo foto di donne un po’ svestite, iniziai a pensare che il mondo doveva essere fatto solo di belle ragazze da portare al cinema, da baciare e chissà quali altre fantasie…ovviamente ci doveva essere il posto anche per l’amata vespa e quella sfera a chiazze pentagonali che se non stai attento ti travia al punto da dimenticare ogni altra cosa.

Poi diventai grande, lessi libri impegnati e il mio cervello incontrò pensieri di ogni genere e allora avrei voluto che il mondo fosse fatto di pace e amore, avrei voluto innamorarti di una splendida fanciulla e avere la possibilità di non lavorare mai, bensì girovagare per il mondo per conoscere tutti gli abitanti e gli ambienti della nostra madre Terra, perchè mi sentivo un cittadino del mondo e sognavo il villaggio globale dove tutti avessero tutto, ma non fossero nessuno.

Dopo qualche anno conobbi meglio il mondo e mi accorsi che ciò che sognavo poco tempo prima non era realizzabile perchè non tutti si vogliono bene e andare d’accordo è difficile. Non potevo andare dove volevo e quando volevo, perchè per viaggiare mi servivano (e servono) i soldi e per averli avrei dovuto lavorare e il mio capo non sempre mi accordò le ferie… 
Capii anche che far sì che tutti stiano bene e abbiano ciò di cui hanno bisogno è difficile se non impossibile e che la ragazza dei miei sogni forse non esiste e che a volte devo guardarmi dagli amici perchè anche loro possono tradirmi.
Norrkoping d'inverno
Ed allora iniziai a pensare che non esista un posto giusto dove vivere, mi sembra di pagare delle tasse ingiuste per il nulla (o quasi) che lo Stato mi da’ in cambio, ma non posso fare nulla per cambiare le cose. 
Ha letto le storie di chi ha dato la vita per poter avere democrazia e pace e penso che quei sacrifici sono stati inutili, perchè i politici vivono come sulla luna e non si accorgono delle reali difficoltà che milioni di persone affrontano quotidianamente.

Poi un giorno il mio capo mi dice che devo andare in un paese del nord Europa e ricordando i bei tempi delle scuole superiori, quando facevo del turismo culturale, anche se un po’ forzato, penso che potrebbe essere una buona occasione per visitare una grande e famosa capitale, anche perchè il viaggio è pagato e un week-end in ostello me lo posso permettere.

Pianifico il viaggio, prenotando l’auto a noleggio che mi permetterà di vedere qualche panorama, così dopo un paio di giorni di lavoro mi ritrovo da solo al volante di una media vettura tedesca, con la quale inizio a viaggiare verso sud.
Il cielo plumbeo sopra di me non illumina nel modo che meriterebbero gli sconfinati prati, il cui verde sembra essere il più lucente che io abbia mai visto. Gli stessi prati sono contornati da estese foreste miste di conifere e caducifoglie, il tutto immerso in un paesaggio lacuale difficile da immaginare tanto ispira grandezza e tranquillità allo stesso tempo, ma il bello deve ancora venire.
Già perchè dopo svariati chilometri durante i quali incontr solo alcune auto e pochissimi pedoni arrivo in una città con pochi semafori e tante rotonde, un bel po’ di mezzi pubblici e tantissima gente per le strade con innumerevoli biciclette.
Stoccolma, una delle piazze
Restituisco l’auto e sperimento degli autobus che dire puntuali è un eufemismo.
Mentre sono in uno dei viali pedonali mi accorgi che le ragazze intorno a me sono tutte bellissime, parlano una lingua complicata, ma far conoscenza non è difficile anche perchè il saluto dei più chiusi e riservati è un “Hei” che mi sveglia, mentre i più aperti e socievoli mi lanciano un doppio “Hei Hei” che mi dice che possiamo fare amicizia ed un sorriso a 32 denti non fa altro che aumentare una sensazione di confidenza mai provata in precedenza.

Mi muovi sereno in una grande città da quasi due milioni di abitanti, ma senza traffico caotico e senza grattacieli, dove il verde domina in mezzo ai variopinti colori di vecchi palazzi che danno un sapore antico a ciò che mi circonda, ma il cellulare in mano a quasi tutte le persone che incontri, mi ricorda che sono in uno dei paesi più avanzati del mondo.
Compro una guida e apprendo che lo stato sociale da me tanto sognato qui è una realtà. La povertà non esiste più, le tasse sono alte, ma non ci sono code agli uffici pubblici e gli ospedali non finiscono in tv, se non per scoperte degne di nota.

Mentre cammino per strade grandi e piccole, incontro gente di tutte le razze e di tutti i colori, ma mai provo disagio o paura, anzi i tanti idiomi rafforzano l’idea di pace e serenità che i sorrisi delle persone mi trasmettono.

Il Vasa, il veliero affondato all'inaugurazione
Dalle pagine che leggi apprendo che ogni cittadino ha a cuore il bene comune e che ama l’ambiente in cui vive molto più di quanto io possa immaginare e i politici, controllati in modo lungimirante da un re saggio, agiscono per il bene della comunità in ogni legge che discutono e a volte riescono a tramutare una gran figuraccia, come l’affondamento dopo appena un chilometro dal varo, della più grande nave da guerra mai costruita (il Vasa!), in un bellissimo museo, dove un maestoso vascello restaurato in ogni particolare è visitato da milioni di persone ogni anno.

Sembra impossibile che un posto così esita, vero? Eppure c’è, si chiama Svezia.
Ho girato per Stoccolma per giorni, ho visitato velocemente Uppsala e Norrkoping, visto le sue grandi pianure e i suoi grandi laghi, conosciuto la sua gente e mi è balenata l’idea che forse varrebbe la pena di provare a vivere in questo grande paese del Nord Europa…

Ora sto sorvolando le Alpi e la coltre bianca che ricopre cime e valloni mi ricorda che l’inverno è appena passato e nei prossimi fine settimana mi attendono nuovi incontri e nuove escursioni sulle mie montagne e che nonostante i lati negativi di istituzioni e persone, da molti l’Italia è considerato uno dei più bei paesi al mondo…

Le Alpi dal Campo dei Fiori


 p.s. tutte le foto sono mie.

venerdì 11 maggio 2012

Per amore e rispetto della Nostra Madre TERRA

Qs è il primo post che pubblico per tentare di difendere lo splendido mondo in cui viviamo.
Non posso certo definirmi un ecologista o ambientalista, ma faccio del mio meglio per intaccare il meno possibile gli ambienti naturali che mi permettono la vita ed il divertimento.
Di seguito il documento ricevuto dal caro amico Marco Tosi, di cui condivido completamente motivazioni e scopi, per cui dopo la lettura vi invito a sottoscrivere la petizione in modo da replicare ciò che è stato raggiunto sulla Marmolada.


                                NO ELISKI NEL FUTURO DELLA MONTAGNA
                                             DOCUMENTO DI RIFLESSIONE E DISCUSSIONE

L’inverno che è appena passato ha ripresentato, in alcune vallate alpine, il problema dell’eliski, ovvero l’utilizzo, a scopo puramente ludico e turistico, dell’elicottero per trasportare gruppi di sciatori e snowboarder su cime lontane dagli impianti di risalita e permettere loro di effettuare discese adrenaliniche in neve fresca. L’interesse e le adesioni sono alti. In Italia manca, però, una normativa nazionale e solo le Province autonome di Trento e Bolzano hanno legiferato in materia. In realtà esiste il Decreto Ministeriale 17 Ottobre 2007, “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)”, (vedi documenti ufficiali della Regione Lombardia; Montagna di Lombardia)

per le quali le Regioni e le Province autonome sarebbero tenute a regolamentare le attività impattanti, quali l’uso di elicottero e di motoslitte a fini di diletto. In Piemonte non esiste alcun regolamento approvato. Peraltro, ogni attività o costruzione che si intenda effettuare in una zona SIC/ZSC o ZPS deve essere preceduta da un iter regionale di “Valutazione di Incidenza”, che ne verifichi la compatibilità con le specie vegetali e/o animali che in quella zona vengono tutelate. “Recentemente sulle mappe delle Alpi – si legge nel Manifesto del Fu-Turismo di Lorenzo Scandroglio (vedi La Stampa.it “Cose dell’Alto Mondo”) - sono comparse delle aree, volute dalla Comunità Europea, per la conservazione della biodiversità, denominate ZPS e SIC, acronimi che stanno per Zone di Protezione Speciale e Siti di Interesse Comunitario. Le genti di montagna si dividono e non tutti vedono in esse delle opportunità, un marchio di qualità, un patrimonio dell’umanità da valorizzare, anche da “vendere” (in senso buono), comunicando che lassù, sui loro monti, ci sono specie animali tante come non se ne sono mai viste, e persino certe che, quando ci sono, indicano che la qualità dell’aria, è migliore (‘indicatori biologici’ li chiamano, appunto)”.
L’eliski si pratica da tempo in molte località alpine; la maggiore offerta si ha in Valle d’Aosta, dove esistono strutture che propongono voli sul versante sud del Monte Bianco (Courmayeur e La Thuile), in Valgrisanche, ai confini dall’area del Parco del Gran Paradiso!, a Cervinia e nel gruppo del Monte Rosa (Gressoney ed Alagna). In Piemonte c’è la possibilità di volare in alta Valle di Susa (Cesana, Sauze). In Lombardia si vola in Valtellina (Bormio, Santa Caterina di Valfurva e Livigno) e al Passo del Tonale. In altre zone delle Alpi vengono proposti, pubblicizzati e talvolta effettuati voli abusivi, ovvero in zone prive di autorizzazione o dove i permessi riguardano itinerari diversi da quelli effettuati.
Tra questi casi, nello scorso inverno, sono spiccati in Piemonte quelli relativi a “siti di interesse comunitario” della val Formazza e di Macugnaga, che fortunatamente, grazie alla nascita di un movimento popolare di opinione contrario all’eliski, capeggiato da alcune sezioni CAI, alcune Guide Alpine e dal Centro del sole di Legambiente, e grazie all’intervento determinante del Corpo Forestale dello Stato, sono stati fermati. Si trattava infatti di proposte prive delle dovute autorizzazioni. La verità è che una settimana di voli in violazione delle normative si era già svolta nel mese di gennaio sulle montagne di Formazza, Clogstafel, Punta d’Arbola e Nefelgiù e l’intenzione dei promotori era quella di fare spallucce e procedere spediti e indifferenti. La necessità di ottemperare alle disposizioni in materia è emersa proprio perché il movimento ha contribuito ad alzare la soglia di attenzione da parte delle autorità preposte a vigilare sulle aree ZPS e SIC.

Sulla Marmolada invece Mountain Wilderness è riuscita, dopo anni di trattative, a raggiungere il risultato storico di fermare l’eliski. Vedi Mountain Wilderness
Ma, per evitare che un altr’anno ci si ritrovi nella stessa situazione con altre proposte equivalenti o ancor più invasive e che si debba ritornare localmente ad opporvisi con grande dispendio di tempo e di risorse, è divenuto necessario e improrogabile intervenire mettendo in campo le numerose ragioni per cui l’eliski dev’essere fermato ovunque, non solo nelle zone protette, attraverso un’azione congiunta e condivisa, che porti ad una normativa nazionale e a leggi regionali volte alla tutela seria e concreta dell’ambiente montano.
In un 2012 e in un’Italia scossi da una crisi epocale, economica ma anche politica, sociale e di identità culturale è necessario capire che l’unica strada da percorrere è quella di cercare di agire nel rispetto della sola Terra che abbiamo e che ci dà l’opportunità di vivere, nell’intraprendere azioni, iniziative, lavori che guardino alla sostenibilità, ossia che siano sopportabili da una Terra già gravemente malata perché male e troppo abitata e spudoratamente sfruttata in tutte le sue risorse.
E noi, gente di montagna, dobbiamo dunque mirare a tutelare le risorse rimaste, quelle nevi, quell’acqua, quel suolo, quei boschi, quegli animali, quelle rocce, quell’architettura che, se preservati e valorizzati in maniera intelligente ed onesta, potranno dare benessere, benefici e lavoro anche ai nostri figli, per chi ha la fortuna e l’impegno di averli.
E in quest’ottica che eliski e motoslitte ad uso ludico vanno fermati.
Sebbene, visti in un contesto di problematiche globali, siano una goccia insignificante in un oceano, in quello delle fragili aree montane di cui si parla, ZPS e SIC in particolare, assumono una rilevanza enorme, perché rappresentano alla perfezione le strade sbagliate che sono state percorse negli ultimi cinquant’anni e che vanno abbandonate.
Eliski e motoslitte non possono creare un'economia sana e sostenibile, anzi fanno esattamente il contrario. Sicuramente danno vantaggi economici immediati a pochi soggetti ma, a lungo termine, danneggiano la materia prima su cui si fonda la nostra economia turistica, cioè l'ambiente di pregio naturalistico.
Molte vallate alpine, soprattutto quelle rimaste tagliate fuori dal boom dello sviluppo turistico tradizionale, costituiscono un vero tesoro, la nostra fortuna. L'unica forma di turismo in costante crescita, in controtendenza rispetto alla crisi del turismo tradizionale, è quello che esige qualità dei luoghi e del paesaggio, che sta lontano dai "non luoghi" troppo artificializzati e cerca con lo sport o il semplice relax di riprendere contatto con le cose semplici della vita.
L'integrità e la naturalità degli ambienti, relativamente poveri di infrastrutture impattanti, costituisce la nostra grande e sempre più valutata risorsa economica e culturale e bisogna quindi opporsi ad attività che consumino e rovinino questa "materia prima", questa natura, un bene sempre più raro di cui godere, ancora più importante delle cave e dell'energia idroelettrica, in quanto davvero "rinnovabile", se l’uomo non arriverà a distruggerla in maniera irreversibile.
E non si sta parlando solo di emissioni di anidride carbonica durante le rotazioni degli elicotteri o di danni acustici a tetraonidi ed ungulati, ma delle sensazioni e del nutrimento dello spirito che l’uomo cerca nel silenzio degli spazi selvaggi e incontaminati.
Eliski e motoslitte (precisiamo, anche a costo di ripeterci, che occorre distinguere l’uso di certi mezzi per scopi di lavoro, di soccorso o civili dall’uso a scopi di diletto) sono dunque attività decisamente anti-economiche per le comunità locali o quanto meno lo diverrebbero nel giro di brevissimo tempo, perché andrebbero a erodere consensi, interesse e adesioni da tutte le forme di turismo virtuoso che con esse non possono coesistere.
Le Terre Alte, le zone Natura 2000, le SIC, le ZPS ma le Montagne in generale hanno l’opportunità straordinaria di vocarsi sempre più a nuovi e mestieri e recuperarne altri antichi:
“Insieme a quello su cui è ruotata per secoli la vita in montagna – si legge ancora nel Manifesto del Fu-Turismo di Scandroglio -, insieme al formaggio e alla cura delle bestie, le terre alte possono aprirsi a un turismo diverso, non più di massa, non più di grandi messe, non più di rapina, non più di toccata e fuga, non più di case che si aprono e luci che si accendono come nei plastici dei presepi per chiudersi e spegnersi alla fine delle feste, ma di inedite comunità integrate di montanari e nuovi venuti, di pellegrini del terzo millennio che si muovono in punta di piedi ad ascoltare il silenzio e a fotografare l’immenso, a osservare e a imparare dalla natura, di scialpinisti che salgono in pelle di foca e scendono sibilando curve nella polvere, di arrampicatori che scalano a contatto con la roccia, di rifugi e bivacchi, di camminatori che sostano a tagliare il pane sul tavolo di pietra delle baite che resistono. Secondo quanto sostiene un originale studioso della montagna, il tedesco Werner Bätzing, è ‘nello sviluppo ponderato e nella valorizzazione di aree spopolate il futuro per le Alpi. In una possibile localizzazione di attività tipiche dell’era postindustriale, le Alpi possono trasformarsi non solo in una disordinata arena per il tempo libero, ma in un autentico spazio per vivere’.
Non certo nell’eliski, nelle motoslitte, nei quad e in tutto quanto gli somigli.

QUESTO DOCUMENTO VIENE INVIATO ALLE AUTORITA’ REGIONALI E LOCALI, COME ARGOMENTO DI PRESSIONE PER NORMARE IN MODO RIGOROSO LA PRATICA DELL’ELISKI IN MONTAGNA, ED EVITARLA NEI SITI DI INTERESSE COMUNITARIO.

Domodossola 27/04/12

Il link per firmare la petizione on-line è questo:
no-eliski-nel-futuro-della-montagna

Primi firmatari di questo documento, aperto alla sottoscrizione di altre associazioni, club, comitati, singoli cittadini, sono:
Lega Ambiente Verbano; Il Centro del Sole
(ref. Amelia Alberti, presidente, lambient@alice.it - cell. 3355457273)
Scuola di alpinismo e scialpinismo “Moriggia – Combi Lanza” delle sezioni Cai di Omegna, Gravellona Toce, Stresa, Baveno, Pallanza ed Intra (ref. Ing. Marco Maffeis, marco.maffeis@alice.it - cell 3471638499)
Associazione Linea Verticale (ref. Guida Alpina Dott. Marco Tosi, consigliere, marcotosi64@alice.it - cell. 3358132804; Arch. Luca Francisco, luca.francisco@tin.it – cell. 3392932542)
Comunità Giovanile (ref. Davide Brazzelli, vicepresidente, davide.brazzelli@alice.it - cell. 3482642413)
Gruppo escursionistico Lupi Bianchi (ref. Arch. Lorenzo Bocca, lorenzo.bocca@angular.it - cell 3316176838)
CAI, sezione di Varzo (ref. Luca Mencarelli, presidente, mencamassi@live.it - cell. 3389250911)
Pro Devero (ref. Anna Proletti proanna@tiscali.it – cell. 3458215702)
Lega Ambiente Piemonte (ref. Fabio Dovana, presidente)
Pro Natura Torino (ref. Mario Cavargna, presidente) (torino@pro-natura.it - tel. 011.5096618 - fax 011.503155; Internet:)
CIPRA ITALIA (ref. Francesco Pastorelli, direttore)
Dislivelli di Alberto Paleari Alberto Paleari, Guida Alpina, scrittore

lunedì 7 maggio 2012

La nuova DucAudi e il Dottor Rossi


Dopo aver pubblicato alcune note sulla montagna (ma nei prox gg ce ne saranno altre...),  torno a parlare di motori, ma qs volta passiamo alle due ruote.

Vorre dire la mia circa l’ingresso di Ducati nel gruppo Volkswagen-Audi e delle sue prestazioni nel Motomondiale.

Partiamo dai dati pubblicati dal gruppo tedesco riguardo l’andamento dell’azienda nel 2011.
Per i dettagli andate a leggere il loro comunicato ufficiale Volkswagen Bilancio2011 
e qlc articolo di settore,

Per farla breve, nonostante la crisi, hanno incrementato il fatturato del 25,6% rispetto al 2010, anno già più che positivo, arrivando a vendere 8,3 milioni di vetture e portando l’utile a oltre 17, 5 miliardi di Euro, ho scritto giusto, 17 MILIARDI... è una cifra che nemmeno riesco a immaginare...

Qs ha permesso di distribuire a tutti i dipendenti del gruppo (oltre 80.000 in Europa) un extra bonus di 7.500 Euro, (dopo aver messo da parte diversi miliardi da investire in nuovi prodotti e miglioramenti produttivi), alla faccia del super amministratore delegato FIAT che ha più volte affermato che in Europa (ed in Italia in particolare) non si può produrre... mi sembra evidente che bisogna aggiungere un bel DIPENDE, dipende da come gestisci l’azienda, dai target che ti dai e dalla storia che hai costruito.

I tedeschi hanno costruito auto e aziende (Wolkswagen, Audi, Skoda e Seat) puntando su innovazione (vera) e qualità (altrettanto vera),
Questo ha permesso loro di poter imporre prezzi alti, che permettono di assorbire incrementi delle materie prime, riduzione di vendita (se mai dovessero accadere) e costi di produzione europei...
Strategia che ha portato, anno dopo anno, a far crescere l’opinione della gente rispetto ai marchi e nel momento in cui le possibilità finanaziarie sono dominuite le scelte sono cadute su marchi di qualità, che non solo promettono, ma danno!!
Sembra un concetto banale, ma non sempre chi produce dei beni di consumo, mantiene ciò che promette...
Dicevamo che i tedeschi hanno costruito auto ("DAS AUTO"), ma fino ad ora non hanno mai fatto moto e qui veniamo a Ducati...già perchè i pregevoli risultati economici del gruppo tedesco hanno permesso al marchio sportivo di famiglia, l’Audi, che ha portato alla vittoria nella 24 ore di Le Mans, prima i motori diesel, poi un’auto di serie completamente in alluminio, fino ad un’auto ibrida... di pensare alle moto ed ovviamente alle moto sportive.

Non so come sia avvenuta la scelta, e perchè proprio Ducati, ma penso che da buoni tedeschi, per ottimizzare l’investimento, volevano un’azienda non troppo grande, ma famosa, che avesse un’impronta sportiva e tecnologica e che avesse un reparto corse.
Se ci pensate bene, forse solo Ducati riunisce tutte queste prerogative e forse proprio qs ha portato la casa di Ingolstadt e mettere prima gli occhi e poi le mani sull’azienda di Borgo Panigale.

Da italiano, devo ammettere che un po’ mi spiace che uno dei nostri produttori di moto più prestigiosi sia ora dei tedeschi, ma avendo visto ciò che hanno saputo fare nelle auto e contando che non hanno un brand a due ruote, posso vedere un buon futuro per l’azienda Ducati, tanto più che qs gli permetterà di fare la “guerra” ai cugini/avversari/nemici della BMW.
Guardando ai dati Ducati, sembrerebbe un’azienda in salute (dati di vendita alla mano), quindi rimane il dubbio sul perchè vendere un’azienda che va bene, forse i proprietari attuali, che mi sembrano più buoni investitori che appassionati, sono stanchi o forse non sono così efficienti come lo potranno diventare con la metodologia teutonica o forse nascondono qlc scheletro, ma immagino che i manager Audi l’abbiano trovato e ritenuto accettabile (vedi articolo ufficiale Ducati e Audi)

Quindi in poche parole, vedo postivamente qs passaggio di proprietà, che tra l’altro è totale e non avrà spartizioni di azioni e poteri; l’unico dubbio è se mai i tedeschi penseranno di spegnere lo stabilimento in terra romagnola e portare tutto in Germania... d’altronde spostare qlc linea produttiva con poco più di 1000 dipendenti ed un reparto corse non sarebbe poi così difficile, e qui penso che si giocheranno tutto i manager e gli ingegneri italiani che dovranno, con umiltà, accettare i rigidi metodi tedeschi, dimostrando di poterli gestire e abbinare alla fantasia e intraprendenza italiane, se riusciranno non correranno rischi altrimenti...magari la ribattezzeranno DucAudi, come ha già detto qcn...

Tutto qs porta a qlc considerazione sul Ducati Racing Team.
Filippo Preziosi, il geniale padre delle rosse da corsa, dalle Superbike vincenti di qlc anno fa a quella vittoriosa prima con Capirossi poi con Stoner in MotoGp, non ha mai nascosto una stima altissima nei confronti di Valentino Rossi, il Dottore in grado di vincere in tutte le classi e di riportare alla vittoria una Yamaha, ed ha sempre sognato di averlo con sè.
Nel 2010 nella mente di Valentino passò l’idea Formula Uno, con un Montezemolo, che gli offrì un sedile ufficiale, ovviamente rosso... ed suoi tempi nelle prove private dicevano che avrebbe potuto dire la sua con un buon apprendistato, poi il Vale decise che le auto gli sarebbero servite solo per staccare ogni tanto dalle due ruote, forse perchè già era cresciuto nel suo orgoglio l’idea di portare ad altissimi livelli la rossa a 2 ruote e non rischiare la fama con quella a 4.

E così fu, dopo aver litigato con i vertici della casa dei tre diapason, il Dottore, ha accettato oltre all’ingaggio da favola, anche la sfida che Preziosi gli metteva davanti: trasformare la Ducati in una moto vincente “sempre” e con tutti, replicando il lavoro ed i successi ottenuti in Yamaha (le prestazioni delle moto di Lorenzo, Spies e del team satellite, dipendono ancora dal lavoro da Rossi e Burgess).
Forse il Vale non aveva capito quanto fosse difficile guidare una moto così diversa dalle altre, d’altronde le differenze erano tante: motore portante, telaio in tubi, potenza strabordante, nervosità a gogo...ma l’apertura mentale di Preziosi era totale, è quasi come se gli avesse dato non solo la moto, ma anche le chiavi del suo ufficio con la libertà di fare e disfare a piacimento.
Forse questa è una mia fantasia, ma dopo un 2011 così così, avviene la prima svolta, la Ducati, su richiesta di Rossi, abbandona tutto ciò che la rendeva unica e diversa per andare incontro ai desideri di un campione indiscusso e senza acquisire tecnici con gli occhi a mandorla (quindi con decenni di gap di conoscenze) riprogetta complemente la moto in pochi mesi, la da in mano ai suoi due alfieri ottenendo risultati a dir poco...sconcertanti nel primo gp, poi...
la seconda svolta: quello che qualcuno definisce “fermo” che è pur sempre un ex campione del mondo (2006), di Hyden trova un assetto che gli permette di ridurre un poco il gap con i primi alla 2° gara, mentre il Dottore incespica con le sue scelte ma il dopo qualifiche porta alla terza svolta!
Rossi applica anche alla sua moto l’assetto di Nicky e porta in gara una moto mai provata prima che gli da sensazioni positive, così si arriva al 3° Gp, dove, lavorando sullo stesso assetto i due della rossa a due ruote migliorano un poco le loro prestazioni e chiudono il Gp con ottimismo anche se con alterne fortune.

Fin qui ciò che è accaduto intorno e dentro alla Ducati negli ultimi mesi, ora vi dico cosa ci vedo: 
delle buone premesse per buoni risultati, perchè ci sono buone persone, quindi un bel sacco pieno di cose buone.
L’ingresso in Audi porterà rigore e metodo, sia nell’area produzione di serie che al reparto corse.
Sono certo che porterà anche qlc soldo in più a Preziosi e ai suoi tecnici perchè Nicky e Vale “devono” vincere e vinceranno, perchè l’apertura mentale (Preziosi ha rifatto la moto), l’umiltà ed il duro lavoro dei tecnici e del miglior pilota in circolazione (Vale si sta adeguando alla Ducati), non possono che portare al top.

Ci vorrà del tempo, ma i risultati arriveranno di certo, probabilmente non qs’anno, i tifosi dovranno aspettare, ma nel 2013 i vari Stoner (ammesso che continui), Pedrosa, Lorenzo, Dovizioso, nonchè l’emergente Crutchlow, dovranno confrontarsi nuovamente con Rossi e Hyden in formato mondiale (qs confermerà che serve programmazione come sta dimostrando un altro presunto “fermo” delle 4 ruote, pure lui reputato il migliore pilota ancora in circolazione, che al 3° anno dopo il rientro non è ancora salito sul podio, ma di qs parleremo un’altra volta...).

Saluti
Brizio

P.S. le foto sono tratte dai siti ufficiali e da internet.

mercoledì 2 maggio 2012

Riapertura de "La Corna di Machaby", chiusa il 27 Aprile 2012

Oggi è stato tolto il divieto d'arrampicata nella falesia La Corma di Machaby nel comune di Arnad, Valle d'Aosta.
Belle notizia dalla Valle d'Aosta dove il Comune di Arnad ha riaperto la storica falesia della Corma di Machaby.
La comunicazione della riapertura ci arriva direttamente dal Servizio Tecnico che scrive "Con la presente siamo a comunicarvi che con ordinanza n. 6 del 18/05/2012 del Sindaco del Comune di Arnad è stata revocata l'ordinanza n. 5/2012 con la quale si ordinava la chiusura della palestra di cui all'oggetto."

Quindi via libera per il Pilastro Lomasti, il Paretone, la Gruviera, Case Fara (zona Opera Rock e Mitico Vento) e la Paretina.
 
Buone arrampicate a tutti!
(riportato da Planetmoutain.com)

Riporto a beneficio di tutti l'informazione circa la chiusura della Corna di Machaby.
INFO importante x gli arrampicatori
===========================
A partire dalla data odierna, venerdì 27 aprile 2012, con atto Sindacale, è stata ordinata la chiusura della palestra di arrampicata denominata "La Corna di Machaby" sita nel Comune di Arnad e di proprietà della scrivente Comunità Montana dell'Evançon, a causa di un grave incidente avvenuto in data 21 aprile 2012.
Vige pertanto il divieto di accesso all'intera struttura, in dettaglio, dei seguenti settori, al fine di permettere agli esperti di effettuare ulteriori accertamenti tecnici finalizzati all'individuazione ed alla rimozione di potenziali elementi di pericolo per la pubblica incolumità:
Pilastro Lomasti
Paretone
La Gruviera
Case Fara
(zona Opera Rock e Mitico Vento)
La Paretina (nei pressi del parcheggio adiacente la S.S. 26).
Ringraziando per la certa collaborazione porgiamo Distinti Saluti.
Il Presidente della Comunità Montana dell'Evançon.
Gerandin Elso

Goulotte Cherè, buona la seconda.


Correva l’anno 2002 e la mia voglia di montagna era alta. 
Da poco avevo conosciuto il Tony (ad una delle gare del circuito Wolrd Ice Cup, aveva mostrato l’allora già altissima passione e abilità sulle punte dei ramponi e con le picche in mano) ed ogni tanto riuscivo a legarmi alla sua corda. 


 
Quando mi propose di andare sul Bianco a salire una Goluotte sul Trident du Tacul non ci pensai nemmeno un minuto per accettare. Come potevo rifiutare l’invito del migliore ghiacciatore che allora conoscevo? (e ancora oggi, penso sia il migliore tra quelli che conosco personalmente).
Così partimmo di buon mattino (molto buon mattino...) per poter essere a Chamonix in tempo per prendere la 1° funivia che ci avrebbe portato all’Aiguille du Midi.
Sarà stata la levataccia, la salita in funivia, l’avvicinamento veloce o l’incontro in via con una Guida Alpina francese non proprio simpatica e rispettosa...non so bene cos’è stato, ma quel giorno il Tony stette male e alla sosta del 3° tiro (prima del tiro chiave) decidemmo di scendere.

Non mi sono mai pentito di quella decisione, perchè ero convinto che il Trident mi avrebbe dato un’altra opportunità e poi perchè, va bene la passione e la voglia di scalare in ambiente (e che ambiente!!) ma prima di tutto (allora come ora) ci sono le persone ed in certe situazioni il socio con cui sei legato è molto più di un amico e ciò che si fa e decide, lo si fa insieme per il miglior risultato possibile (sotto ogni punto di vista).
La convinzione che il Trident mi avrebbe permesso nuovamente di calcare il suo ghiaccio si è materializzata nella prima settimana di Marzo di quest’anno.



I nuovi Istruttori Sezionali della Scuola di Alpinismo R&R Minazzi, Adrian, Michele e Raffa, (i puledri) sostenuti dal Gas e dall’esperto Alex (il Dutur), non volevano assolutamente perdere le buone previsioni date per il week-end dell’11 Marzo.
I loro sogni e aspirazioni erano giustamente altissime, spingevano quasi tutti per salire le difficili Gabarrou-Albinoni e Modica-Noiry; d’altronde ad un’eta più prossima ai 20 che ai 30 e con già tante salite di media e alta difficoltà alle spalle, volevano puntare direttamente al top.
Dopo un anno sabbatico preso nel 2010, durante il quale mi sono dedicato completamente al piccolo (ora grande) Iago, di cui vi parlerò un’altra volta; nel 2011 ho ripreso a scalare assiduamente, con un approccio per me nuovo che pone al primo posto lo stile e pensa ad obiettivi certamente raggiungibili e non per forza di richiamo o di alta difficoltà come prima; qs ha fatto si che dopo essere stato invitato dall’agguerrito gruppetto a completare la 3° cordata, mi sono ritrovato a fare da “freno a mano”.
Non perchè mi impaurisse il versante Nord-Est del Mont Blanc du Tacul, fisicamente non penso avrei avuto problemi ad affrontare gli oltre 600mt delle famose goulotte (anche se qualche dubbio l’avevo), ma l’alta montagna (in ogni caso saremmo andati oltre i 3500mt di quota) ed il massiccio del Monte Bianco mi imponevano un doveroso rispetto che ho tentato di trasmettere agli altri.
Dopo un fitto scambio di mail durato circa 3gg, in cui abbiamo condiviso le difficoltà tecniche, ambientali e di possibile affollamento siamo arrivati all’accordo che ci saremmo divisi tra il Mont Blanc du Tacul ed il fratello minore, Trident. 
La cordata più in forma (lo spagnolo e il dutur) avrebbe ritentato la salita che li aveva ribattuti pochi mesi prima (non per difficoltà, ma per una saggia scelta di non subire una mitragliata di aghi di ghiaccio cadenti dall’alto), mentre io e Michele eravamo più e meno d’accordo per la Cherè (la mia seconda chance...), Raffa e Gas erano ancora indecisi, ma alla fine hanno fatto gruppo con noi e la domenica mattina ci aprivano la strada verso l’alto sul ghiaccio plastico e già pedonato di una delle più frequentate goulotte d’alta quota.
Così a 10 anni di distanza, con una strategia diversa (niente levataccia, ma notte tranquilla al Refuge de Cosmiques), mi sono ritrovato a tu per tu con una delle poche salite che hanno richiesto più di una mia visita.
In 10 anni la voglia di scalare e la passione per l’alta quota non è cambiata, il socio con cui avrei scalato, non sarebbe stato il Tony, ma la sua indubbia esperienza e abilità su ghiaccio si sono rivelate ancora una volta fondamentali, dato che mi ha suggerito l’acquisto delle recenti Black Diamond Reactor, grazie alle quali il ghiaccio della Cherè è scappato dietro di noi ed in poche ore siamo giunti al termine della via.
Una volta giunti di nuovo sul ghiacciaio, dopo essersi ricaricati sulle spalle gli zaini, i miei 3 soci hanno chiuso i ganci degli scarponi e ricongiuntisi con i due rientranti dalla Gabarrou-Albinoni, tutti insieme si sono avventurati nella discesa della Valle Blanche.
Io, grato al Trident per avermi rilasciato il permesso di scalata e felice per la buona compagnia, mi sono incamminato verso la stazione della funivia che mi ha riportato a Chamonix, dove ho aspettato i miei soci in compagnia di una coppia di alpinisti spagnoli, conosciuti al rifugio la sera prima e che hanno scalato la Cherè dietro di noi.
Quindi “buona la 2a” grazie a Michele e al Trident du Tacul, nonchè ad Adrian, Alex, Gas e Raffa (che mi ha permesso l’utilizzo delle sue foto, in quanto la mia Nikon mi ha abbandonato per il freddo...).

Brizio

PS Salita effettuata il 10 e 11 Marzo 2012
I dati tecnici della salita li trovate qui: Goloutte Cherè by Gulliver