lunedì 26 novembre 2012

L'anno degli addi

E' finito anche il Campionato del Mondo di Formula Uno, dopo quello delle MotoGP.



Vettel e la Redbull
Entrambi hanno visto trionfare un giovane pilota, già campione del mondo l'anno precedente (Vettel e Lorenzo), ma entrambi hanno visto l'abbandono di 2 campioni di cui tanto si è parlato e di cui tanti appassionati sentiranno la mancanza.
Lorenzo e la Yamaha









Nella MotoGp Stoner è già passato alla storia x essere stato l'unico a portare al vertice la Ducati ed ancora tanti non si spiegano come sia potuto accadere che in 2 anni lui abbia vinto gare e titolo con la Ducati e Valentino sia riuscito a racimolare solo qlc podio, ma oltre a qs di certo rimarrà per essersi ritiraro all'età di 27 anni nel pieno delle sue potenzialità.
Stoner campione con la Honda
Stoner campione con la Ducati
Non farò commenti sul perchè un giovane pilota possa decidere di non fare più (o almeno per il momento) ciò che ha fatto da quando è nato, un po' perchè diversi giornalisti e bloggers hanno già scritto fiumi di parole, un po' perchè noi da qui non potremo mai sapere i veri motivi ed in ogni caso questi stessi affondano nel profondo del suo animo, del suo cuore e del suo cervello, pertanto sono estremamente personali.


La Formula Uno vede il secondo e definitvo ritiro di un altro campione, Michael Schumacher, detto il Kaiser.
Ieri sera ho potuto leggere alcuni articoli sulla sua carriera, ne ho trovato 2 molto belli.
Quello pubblicato da F1grandprix, descrive la sua storia agonistica, mettendo in risalto le gare più importanti ed è molto preciso come di consueto, lo trovate a qs link:
thank-you-goodbye-michael

Il casco dell'ultima gara di Schummy
Mentre quello che più mi piace è stato pubblicato da blogf1.it ed è meno analitico ma più emozionale (e non è un caso che sia firmato da una donna...) e lo trovate qui:
life-is-about-passions-thank-you-for-sharing-mine

Il titolo dice già tutto, ed è la scritta che Michael ha portato sul casco nella sua ultima gara.
Vi invito a leggerlo perchè è breve, ma appassionante.


Chi mi conosce sa che non sono mai stato un accanito fan del tedesco, perchè pur gareggiando per la più prestigiosa squadra italiana non ha mai imparato bene l'italiano, perchè sembrava non voler mai accettare un confronto alla pari con un compagno di squadra potenzialmente vincente quanto lui e perchè forse aveva usurpato la memoria di Senna vincendo il titolo nel 1994, anno della morte del brasiliano. Il ritorno alle corse dopo 3 anni di stop mi ha mostrato che molte delle cose che pensavo di lui erano un po' distorte, se non sbagliate.

Non ho mai negato le sue doti di pilota (tecniche e velocistiche), ma non mi è stato mai simpatico, ho sempre preferito i piloti di cuore, tipo Villenueve, Mansell, o quelli che si emozionavano tipo Senna e Hakkinen. La sua sfida di qs ultimi 3 anni ha dimostrato che è tornato per pura passione, la passione per le corse, per l'adrenalina che ti scorre nelle vene, per la voglia di primeggiare che lo ha portato a inanellare una serie impressionante di record ma non tutti possono essere simpatici allo stesso modo.

Dopo la Pole Position a Monaco
Difatti Schummy non è passato alla storia delle corse come il pilota più corretto, ma qs'anno con la Pole a Montecarlo ha dimostrato di saperci fare ancora, perchè fare il miglior tempo nelle stradine del principato non lo si fa per caso, lo si fa solo se si ha il giusto senso della velocità, ma anche il cuore più grande che ti porta a sfiorare muretti e guard rail a oltre 250 km orari e farlo a 43 anni contro i ventenni e contro tutti coloro che gli davano del finito non lo si fa per caso.

Di certo avrebbe meritato una macchina migliore, ma pur sapendo che la situzione sarebbe stata difficile e avrebbe potuto essere criticato è rientrato e non solo, ha anche condiviso la macchina con un talentuoso Rosberg che ha sempre dichiarato di volergli stare davanti perchè essere più veloce di un 7 volte campione del mondo con la stessa auto vale più di una vittoria.
Qs suo voler rientrare, voler correre ancora e onorare fino in fondo il contratto triennale con la Mercedes (pur avendo le evidenze che non avrebbe mai potuto lottare nemmeno per il podio) mi ha fatto ricredere sul suo lato umano, sulla sue scelte, per esempio la storia ha dimostrato che è la Ferrari a volere avere un solo pilota con cui puntare al titolo, al contrario di come hanno sempre fatto McLaren, Williams e anche Redbull (in qlc modo...), quindi forse non fu volere del tedesco di avere accanto Irvine e Barrichello.

Gli ultimi km su una Formula Uno
E' sempre una buona cosa rileggere i fatti da altri punti di vista per avere una migliore comprensione.
Forse l'errore di Michael è stato quello di voler lasciare la Ferrari e la Formula 1 allo stesso tempo, ma anche qui forse non è stato un errore, ma l'evidenza di un comportamento umano, forse nel 2006 il tedesco credeva fermamente nel volere smettere con le corse e nel suo legame a vita con la Rossa, tant'e vero che per metà 2007 ha fatto il consigliere di Todt, ma poi qcs è cambiato ed è andato via.

La passione era così tanta ed è rimasta tale che quando l'amico Brown gli ha sottoposto il progetto Mercedes, l'idea di correre e tentare di vincere con una squadra tutta tedesca è passato sopra ogni senso di ragionevolezza e se ne è infischiato di ciò che avrebbero scritto (e hanno scritto) i detrattori, che non hanno mai guidato un prototipo da Formula 1... certo chi vince ha sempre ragione, ma anche il cronometro è un giudice giusto, obiettivo e indiscutibile e il cronometro ha dato ragione al Kaiser, il pilota c'era anche qs'anno, come nel 2006 o prima, ma in qs anni con le gomme tutte uguali, con i test bloccati al minimo e con la regola indegna del DRS, o imbrocchi la macchina migliore durante l'inverno o non vinci, come hanno ben dimostrato Alonso e la Ferrari.

L'addio

Per finire andate a leggere il suo scritto dopo l'ultima gara:
End of a stunnig F1 career
Rende bene l'idea della passione che ha ancora...



Quindi onore ai vincitori, ma onore anche ai fieri combattenti, degni eroi dei tempi moderni.


Brizio

martedì 11 settembre 2012

In ricordo di Monica.

Il 10 Settembre 2006, dopo una splendida gita che la portò al Rifugio Regina Margherita, un brutto incidente ci privò per sempre della presenza della nostra amica Monica.
Diverso tempo dopo l'incidente scrissi la favola che segue, che ora desidero pubblicare, non per mio vezzo, ma per rendere a lei la dovuta memoria.





La Principessa e il cavaliere solitario

In un piccolo paese di pianura, in un fresco giorno d’inverno, nacque una fanciulla dai lunghi capelli rossi e dallo sguardo vivace. Era di nobili origini e la piccola sarebbe dovuta divenire una principessa, ma la sua famiglia da anni non viveva più nell’agiatezza e gli era stato persino tolto il titolo nobiliare.
Il papà della nostra Principessa, in effetti, di nobile aveva ben poco; aveva sperperato la sua eredità e diverse volte si era comportato male con la consorte, al punto che fu allontanato da casa.

Per questo ed altri motivi, la nostra Principessa non aveva avuto un’infanzia felice, ma fin da piccola aveva dimostrato una forza d’animo e un’intelligenza non comuni. Queste qualità le avevano permesso, pur se con enormi sacrifici, di completare gli studi ed entrare alla corte di un nobile come esperta della tesoreria.
Era precisa e affidabile nella stesura dei bilanci, tanto da guadagnarsi in poco tempo la fiducia del nobile, che le affidò anche la raccolta delle decime presso i fattori che vivevano intorno al castello.

La nostra Principessa era stata più volte invitata a stabilirsi all’interno della corte, in cima ad una collina che si ergeva sulle sponde di un grande lago contornato da bellissime montagne, ma lei era uno spirito libero, poco incline ad essere rinchiuso in un pur bellissimo castello.
Per anni fece avanti e indietro giornalmente dalla sua casa natale, prima a piedi o sfruttando i numerosi carri dei mercanti che portavano le masserizie alla corte, poi in sella ad un bel cavallo che aveva potuto acquistare a buon prezzo dal nobile per cui lavorava.
Con il passare del tempo si innamorò dei luoghi attorno al castello e prese a girovagare per le montagne divenendo, in breve, esperta nel percorrere foreste e creste, nonchè nell’esplorazione delle numerose grotte. Con molta fatica decise di allontanarsi dall’amata mamma e di stabilirsi non molto lontano dal castello.

Nessuno conosceva le sue nobili origini, ma tutti immaginavano che ci fossero perchè si comportava proprio come una principessa.
Pur rispettando i voleri del nobile, per conto del quale riscuoteva le tasse, si faceva ben volere da tutti per i modi garbati e per la bontà di cui era capace di fronte alle difficoltà di chi incontrava.
Non era difficile vederla dare piccoli doni alle famiglie in difficoltà, far giocare i bimbi delle case vicine o accogliere, nella sua piccola dimora, i forestieri di passaggio.

Un giorno, nel suo peregrinare per i monti, incontrò un cavaliere solitario, anche lui dedito all’esplorazione della natura.
Il cavaliere percorreva le foreste e le valli, ma si divertiva ancor di più a raggiungere la cima di montagne sempre più alte; fin dove poteva a cavallo e poi a piedi inerpicandosi sulle roccie e sui pendii innevati.
I racconti dello sconosciuto cavaliere di mirabolanti avventure, di meravigliosi paesaggi e dell’incredibile divertimento offerto dal percorrere le montagne imbiancate di neve, spinsero la nostra intraprenedente Principessa ad aggregarsi a lui per alcune escursioni.
Lui la portò in posti mai visti prima e si divertirono moltissimo percorrendo valli e crinali ricoperti di quella polvere bianca quasi magica, ma altrettanto insidiosa, perchè a volte grandi cumuli potevano staccarsi dai ripidi pendii e rovinare a valle travolgendo ogni cosa.

Trascorrendo molto tempo insieme, i due impararono a conoscersi, condividendo tutte le gioie e le difficoltà che la natura proponeva loro e il cavaliere si innamorò di lei.
In una fresca sera primaverile il cavaliere ebbe l’idea di invitarla fuori a cena; la nostra Principessa aspettava da tempo l’invito, ma allora i rituali erano molto rigidi e non era usuale che una donna facesse il primo passo. Lui pensava ad una sera galante presso uno dei più bei castelli dove aveva prestato servizio, ma lei lo sorprese portandolo sulla cima di una piccola montagna, non molto lontana da casa, per cenare a lume di candela sotto una roccia, riparati da un forte temporale.

Di certo la sua apertura nei confronti del cavaliere facilitò il corteggiamento e abbreviò i tempi necessari alla conquista del cuore di lei. Si instaurò subito un bel rapporto basato sulla fiducia reciproca, sulla disponibilità di entrambi e sulla comune passione per l’esplorazione della natura.
Il vicino lago li vide più volte giocare nelle proprie acque e mandò alcune belle immagini, che mostravano quanto i due stessero bene insieme, ad un’enorme e bellissima montagna che li guardava dall’alto delle sue cime. La montagna non era molto lontana dal lago e dai boschi dove i due vivevano e questo permetteva loro di ammirarla.
Quasi ogni giorno, a parte quando c’era brutto tempo, in particolare di mattino presto e di sera, quando i pendii ghiacciati si dipingevano di rosa, i due giovani rimanevano ore ed ore, accoccolati vicino ad un fuoco, a contemplare le sue forme, sognando un giorno di avvicinarla tanto da poterla toccare. Diverse volte i due innamorati esplorarono le sue pendici cercando la strada migliore per salire verso le sue numerose vette.

Un bel giorno il cavaliere scoprì un sentiero ben marcato che sembrava condurre in alto; spronò il suo destriero e corse velocemente verso la casa della nostra Principessa.
Meticolosamente organizzarono tutto il materiale e il cibo necessario per stare lontani da casa diversi giorni. Erano fiduciosi, ma anche certi che non sarebbe stato facile progredire in salita, perchè non sapevano quali difficoltà avrebbero incontrato e dovevano stare molto attenti.

Partirono di buona ora e si portarono abbastanza in alto, fino ad entrare nel regno delle nevi perenni. Erano accompagnati da un bellissimo sole e la montagna continuava a chiamarli, come se ci fosse una magnetica e misteriosa forza che li attraeva verso la cima. Erano contenti di essere lì insieme e stavano molto bene sia fisicamente che mentalmente; i loro cuori erano uniti da un affetto ed un’attrazione reciproca molto forte e stavano godendo di panorami e clima forse irripetibili.

Decisero di fermarsi ad una giusta distanza da una bella piramide rocciosa, che indicava l’inizio vero e proprio della salita. Passarono delle bellissime ore preparando tutto il necessario per la cena e la notte, montando la loro tenda poco lontana dalla pista ben tracciata che conduceva verso l’alto. Riposarono in maniera invidiabile anche a livello del mare pur essendo diverse migliaia di metri più su, ma si sa che quando si sta bene e si ha il cuore contento tutto diviene più facile, persino dormire in tenda e sulla neve. Di buon mattino, quando il sole non aveva ancora iniziato a riscaldare la fredda aria delle alte quote, ripresero il cammino.

La nostra Principessa si affidava completamente al suo cavaliere, che la guidava con sicurezza e attenzione, misurando ogni singolo passo sia nella velocità che nella direzione.
Al sorgere del sole, i brillanti raggi della stella illuminarono il viso della nostra Principessa, e tutto attorno iniziò a colorarsi e a svegliarsi dal torpore della notte. In poche ore arrivarono sulla cima e di lì ebbero la possibilità di ammirare quanto erano belli i posti in cui vivevano e quanto fossero fortunati. Dopo un giusto riposo iniziarono la discesa che in poco tempo li avrebbe riportati, tramite l’itinerario di salita, a casa.

Nel momento dell’ultimo saluto alla montagna, essa li richiamò entrambi a sè, come se fosse gelosa di quelle due belle anime e non volesse che altri ne potessero gioire.
Il Grande Spirito disse alla montagna che non poteva trattenerli entrambi, perchè avevano un compito da portare a termine nei loro luoghi di origine e che avrebbe dovuto scegliere.
Egoisticamente la montagna scelse la migliore delle due, l’anima buona della nostra Principessa e lasciò andare il cavaliere.
Lui non ascoltò la voce del Grande Spirito e nemmeno le dolci parole della montagna, perchè l’amore che provava per la sua Principessa era così forte che non accettava l’idea di vivere senza di lei.

La montagna mandò un messo a prendere l’anima della nostra Principessa; era vestito di bianco ed era freddo come il ghiaccio. Nonostante fosse circa cento volte più grande di lui, il cavaliere ingaggiò un durissimo duello con quell’essere venuto dal profondo.
Pur conoscendo le migliori tecniche e pur avvalendosi dell’aiuto di alcuni cavalieri, casualmente passanti di lì, dopo alcune ore di dura battaglia dovette arrendersi, perchè il confronto era impari.
Con il cuore ormai svuotato di energie e colmo di tristezza dovette lasciare andare la sua Principessa.

Al suo rientro a valle, i familiari e gli amici portarono a lui doni e amicizia nel tentativo di colmare il vuoto lasciato nel cuore dalla sua Principessa.
A nulla valsero il conforto portato dall’intera corte e l’affetto anche dei parenti di lei.
Solo il sorriso di alcuni bimbi e il loro ricordo della nostra Principessa leniva un poco l’immenso dolore del cavaliere.
Si racconta che persino i due destrieri, sconvolti e disorientati, fuggirono dai quei luoghi alla ricerca della loro amica ormai lontana.

Le cronache del tempo dicono che il cavaliere con molta fatica riprese ad esplorare le montagne che gli avevano regalato la gioia di incontrare la nostra Pincipessa e con ancor più fatica tornò a sorridere e gioire, ma soprattutto visse anni nel tentativo di capire quale era il compito da assolvere, cui fece riferimento il Grande Spirito nel momento in cui impose alla montagna la scelta.

Nessuno sa come morì, la leggenda vuole che un giorno, la nostra Principessa tornò a prendersi il suo amato cavaliere e vissero insieme e felici per l’eternità, cavalcando negli spazi infiniti di mille altri mondi.

Brizio

domenica 12 agosto 2012

Caro Valentino, avrai le tue buone ragioni, ma non sono d’accordo....


Valentino ai tempi del 1° ingaggio in Yamaha 
Avevo in mente di scrivere un’altro pezzo sul Motomondiale da diverse settimane, ma mi ero ripromesso di aspettare il GP di Laguna Seca, e quindi metà stagione per darvi il mio personale commento sul campionato in generale, ma in particolare su Valentino e la Ducati che sono i personaggi che seguo con maggiore interesse.
La scadenza a fine anno del contratto tra Valentino e la Ducati ha portato, ovviamente, a tante chiacchiere e illazioni su chi, cosa, come, quando e perchè di un possibile proseguimento nonchè del previsto divorzio. Avevo in mente il mio personale commento prima dell’ufficializzazione delle scelte, che avrebbero dovuto essere annunciate alla fine dello stop estivo, ma alcune fughe di notizie hanno imposto a Ducati e Yamaha di affrettare i tempi.
Avrei voluto esprimere il mio punto di vista sui pro e contro di ogni possibilità e aspettare per vedere se avessi avuto ragione oppure no, ma alcune trasferte di lavoro consecutive, mi hanno tolto il tempo per riflettere e scrivere, così eccoci con Rossi che molla la Ducati per tornare con la casa dei tre diapason.
Nel mio precedente articolo era evidente un mia propensione per un proseguimento della collaborazione tra il più titolato dei piloti e la più particolare delle case presenti sia nel mondiale che sul mercato, perchè il più forte di tutti è italiano (il che mi interessa relativamente, ma di qs parleremo un’altra volta...ma mi piace assai che parli la mia stessa lingua) e la Ducati anche...
perchè la Ducati non è mai riuscita a imporsi in maniera stabile e pensavo che le doti di collaudatore del Dottore avrebbero potuto portare ad un salto di qualità, ma qs non è avvenuto...nel frattempo è arrivata Audi che ha dichiarato a chiare lettere che oltre ad aver comprato l’azienda di Porgo Panigale x avere un valido mezzo a 2 route da affiancare agli ottimi modelli a 4, vuole perseguire i suoi obiettivi di vendita rendendola vincente nelle corse, e per fare questo ha messo sul piatto diverse centinaia di milioni di euro, ma tutto ciò non è bastato a convincere Rossi a restare, perchè?
Si è scritto molto in qs due anni, c’era chi li dava divorziati in casa già a Novembre 2010, dopo il primo test dove Vale si era preso 2 secondi da Stoner al primo assaggio in Honda, c’era chi (come me) ci ha creduto e ha continuato a crederci fino a ieri, ma alla fine hanno avuto ragione i pessimisti.
Da subito è stato evidente che la moto necessitava di una rivisitazione profonda, forse era vero che la scelta tecnica del telaio in tubi con il motore portante fosse arrivata al capolinea, di certo Vale lamentava da subito una mancanza di grip sull’anteriore che non gli dava fiducia nell’entrata in curva, non rendedogli possibile un frenata corretta e sicura ed un conseguente inserimento veloce e redditizio e la gran potenza del motore comunque non bastava a recuperare il tempo perso, perchè penso sia noto che nelle gare, sia a 4 che a 2 ruote la velocità serve maggiormente in curva che non in rettilineo (se non per effettuare i sorpassi, ma se esci bene -leggi veloce- dalla curva prima hai già fatto l’80% del lavoro).
Un amico, tecnicamente più esperto di me, mi disse che il problema forse era dovuto al baricentro alto della Ducati che legato alla statura di Valentino peggiorava ulteriormente la mancanza di grip.
A Laguna Seca prima di cadere
Forse era l’uno e l’altro o forse ancora qualcos’altro, di certo non si può dire che la Ducati abbia lesinato sforzi. Dopo un primo anno interrogatorio, il team di Preziosi, ha cambiato tutto e ha progettato in 3 mesi una moto nuova con telaio perimetrale e portante, difatto copiando le giapponesi, accantonando le scelte tecniche che rendevano la Ducati, diversa ed originale ed andando a fare qcs che non aveva mai fatto prima e del quale non era assolutamente esperto. Pur così ha messo i suoi piloti nella condizione di gareggiare dignitosamente, ma di certo non a livello che 2 campioni del mondo meritano, ma non si può dire che non abbia profuso il massimo impegno per assecondare i voleri del dottore e per inseguire la vittoria che è l’unica cosa che interessa ad un team come Ducati.
Valentino da parte sua ha dimostrato in più occasioni di non essere un fermo, pur andando piano nelle qualifiche alla fine in corsa otteneva sempre il miglior piazzamento tra le Ducati e in diverse occasioni è andato a girare sui tempi di Stoner, Lorenzo e Pedrosa, ma non si è visto perchè pagava il gap rimediato in qualifica. Qs rende evidente che il pilota c’è ancora e che la moto e la squadra non sono proprio così scalcinate come sembrano dire i risultati, ma alla fine solo chi vince ha ragione, altrimenti è evidente che bisogna fare autocritica e dedicarsi ad altro.
La Yamaha ha reso noto che la trattativa con Rossi è partita già a Giugno, dopo il rinnovo con Lorenzo, per il desiderio di combattere ad armi pari con la Honda che qs’anno schiera 2 piloti particolarmente in palla e lei si trova invece con un Spies che non riesce ad andare come Lorenzo e qui si potrebbe fare un paragone con Rossi, com’è possibile che Ben prenda così tanti decimi e non capitalizzi come il suo compagno di squadra con la stessa moto? Mi fermo alla domanda perchè non ho seguito attentamente le sue prestazioni per poter dire qcs.
La caduta all’ingresso del cavatappi ha forse dato il colpo di grazia alla fiducia di Rossi, che di certo oltre alla mancanza di risultati, forse ha anche iniziato a farsi domande sulla sua sicurezza, per andare forte si deve spingere e rischiare, ma ovviamente il rischio può essere preso quando è ragionevolmente previsto e accettato e forse questo con la Ducati, il dottore non riesce a farlo.
Le barriere all'ingresso del cavatappi "accolgono" la moto di Vale
Forse la combinazione di qs fattori con la prospettiva di un programma in 4 anni con l’accompagnamento alla pensione ha portato Rossi a decidere di tornare in Yamaha, con la certezza di poter avere per le mani un mezzo che fa ciò che vuole lui e con il quale dimostrare che non è un pilota da 6° posto, bensì da podio. Come dargli torto?
La proposta di DucAudi prevedeva la ristrutturazione del reparto corse, un nuovo progetto per la moto, ma da buoni tedeschi, coscienti che una situazione così non si risolve in 6 mesi, forse gli hanno prospettato un programma in 2-3 anni per avere una moto competitiva, e forse questo è un tempo troppo lungo per Valentino.
Ora vedremo cosa succederà, sembra evidente che al posto di Rossi arriverà Dovizioso, che vuole una moto ufficiale. I risultati sono dalla sua parte, ma le Honda sono andate ad altri e la Yamaha cui aspirava gliel’ha tolta Valentino. Ma il Dovi guida come Vale, difatti è andato bene con entrambe le giapponesi, cosa riuscirà a fare con Ducati?
Dovi e Rossi in tempi non sospetti...
Io penso che tutto dipenderà da come Audi interverrà nel reparto corse; da grande azienda europea, penso che (a torto) non ribalteranno la situzione, almeno non a breve, si prenderanno i loro mesi (penso da qui a fine anno) per ascoltare, vedere e apprendere e l’anno prossimo faranno le opportune scelte, ed io sono convinto che vinceranno, i tedeschi sono determinati e sanno programmare , ed in uno sport di altisimo livello come il motomondiale non si può più ragionare ed agire da piccole squadre stile artigiani, ma necessariamente da grandi squadre/aziende, organizzate, con processi e sistemi consolidati.
Per qs motivo capisco la voglia di Valentino di dimostrare di essere ancora il migliore, ma non sono d’accordo, perchè non deve dimostrare niente a nessuno, è già entrato nella storia delle corse, ma avrebbe potuto entrare nella leggenda, come colui che avrebbe portato la Ducati a vincere stabilmente, ed invece forse guarda troppo la sua corta di identità che gli dice che ha già 33 anni e non forse non potrà essere al vertice fino a 40, anche se Schummy sulle 4 ruote ha dimostrato che in fatto di velocità e sensibilità non ha nulla da invidiare ai giovani che potrebbero essere tutti suoi figli (a quasi 43 anni ha fatto una pole strepitosa in quel di Montecarlo!!!).
Dovi all'inseguimento di Rossi o della sua Ducati?
Non sono d’accordo perchè oltre ad accettare un ingaggio inferiore a quello di Ducati, pur se è vero che per lui i soldi non sono più un problema, è vero che la cifra dell’ingaggio dichiara quanto uno vale e per poter avere un trattamento pari a quello di Lorenzo, Valentino ha dovuto, difatto, portare uno sponsor (quindi il suo stato è passato da pilota pagato a pilota pagante) e per come la vedo io, qs macchia un po’ il suo blasone, perchè è evidente che Ducati e Audi consideravano Valentino determinante per diventare vincenti, mentre per Yamaha risulterà “un’altro” pilota oltre a quello di punta che è Lorenzo, con cui fare punti per vincere il titolo a squadre e construttori; per cui prevedo due anni molto difficili per Vale, ma siccome più che per le marche io parteggio quasi sempre per gli uomini, spero che Vale batta sonoramente e velocemente un Lorenzo che attualmente è al top della condizione psico-fisico-tecnica.
E se Dovizioso dovesse riuscire ad interpretare meglio di Rossi la Ducati?
E se la DucAudi dovesse riuscire a mettere in pista una moto veloce e vincente l’anno prossimo?
E se Rossi non dovesse risultare così vincente contro Lorenzo?
Con i se non si va da nessuna parte ma gli eventi futuri ci diranno chi ha fatto le scelte migliori.
Vedremo...
Ci risentiamo fra qlc  settimana.

Brizio

lunedì 16 luglio 2012

L'informazione.... DEVIANTE

Qualche giorno fa da diverse parti mi è arrivata la nota da colleghi ed amici di guardare un video di circa 3 min che mostra uno scalatore alla fine di un tiro su ghiaccio...a pochi metri dalla sosta è in seria difficoltà, perchè la lastra di ghiaccio sotto i suoi piedi è instabile. I soci in sosta gli allungano un capo di corda e gli evitano una caduta.

La Repubblica.it con la firma di Pier Luigi Pisa, pubblica il video con una breve nota, che definsce LO SCALATORE IMPRUDENTE, "salvato" in extremis, potete vedere il video qui:




Dato che penso che La Repubblica sia una testata rispettabile, ma come altre soffre di ignoranza (nel senso che non ha competenze specifiche) nel campo dell'attività alpinistica il 4 Luglio ho mandato alla direzione la seguente lettera:

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Egregio Direttore, gentile Redazione,
con la presente vorrei commentare il video pubblicato su La Repubblica.it a cura di Pier Lugi Pisa al seguente URL:

http://video.repubblica.it/mondo/lo-scalatore-imprudente-riceve-la-fune-appena-in-tempo/99821?video=&ref=HRESS-6

Mi chiamo Fabrizio e scalo le montagne da più di un decennio, nel tempo sono diventato Istruttore Sezionale di Alpinismo della Scuola di Alpinismo della Sezione di Varese del Club Alpino Italiano, nonchè membro della locale stazione del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico.

In entrambe le mansioni, la cosa che divulghiamo il più possibile è la sicurezza, ma in montagna non ci puà essere la sicurezza totale, ma si parla sempre di sicurezza attiva (messa in pratica di tutte le possibilità per ridurre al minimo i rischi, ma non per eluderli, in quanto non è possibile).

Immagino che a voi faccia piacere vedere che il video è stato visto più di 58.000 volte, ma andrebbe chiarito cosa sta facendo l'alpinista ripreso e perchè, altrimenti si generano false e sbagliate conoscenze nei lettori e allo stesso tempo si demonizzano montagna e scalatori.

Ma veniamo al dovuto chiarimento:

l'alpinista nel filmato sembra essere impegnato su una cascata ghiacciata (l'acqua che scorre nella bella stagione si solidifica sulla roccia creando uno strato che con le dovute accortezze è possibile salire nella stagione fredda) o all'uscita di una salita su ghiaccio in alta montagna.

Si vede chiaramente (a circa 20 sec e poi dopo 2min e 10sec) che ha 2 corde collegate all'imbrago, quindi è evidente che non è uno scriteriato, ma sta affrontando da primo di cordata la salita, quindi con un certo margine di sicurezza o se visto dal lato opposto prendendosi un certo rischio.

Scalare comporta dei rischi, insiti nell'attività stessa, che non si possono eliminare del tutto, perchè nella maggior parte delle situazioni (escludendo la palestra indoor, ma non è qs il caso) necessità che qualcuno salga portandosi dietro la corda di sicurezza, che nessuno può calare dall'alto.

Per cui chi sale da primo di cordata, rischia di cadere ogni volta che supera un punto di ancoraggio, fintantochè non raggiunge il punto di ancoraggio successivo.

Il minimo rischio si avrebbe posizionando punti di ancoraggio a lunghezza di braccio, ma qs non sarebbe più scalare xè il rischio è quella cosa che rende attraente lo scalare stesso (molti non lo dicono, ma sentirsi in bilico e potersi fidare solo delle tue mani, del tuo corpo e della tua sensibilità per non cadere e continuare ad andare su è ciò che piace  a molti scalatori) e poi dal punto di vista pratico sarebbe impraticabile, perchè costoso e deturperebbe irremediabilmente la roccia  (su una salita di 50mt si dovrebbero mettere 100 chiodi a pressione!!!!)  e in condizioni come quella riportata sarebbe impossibile (d'estate scorre l'acqua ed i chiodi non si possono mettere, ma ammesso che si riesca poi sarebbero coperti dalla neve e dal ghiaccio).

Scusate la lunga spiegazione, ma è il minimo x spiegare a chi ignora le peculiarità dell'attività alpinistica in cosa consiste x aver modo di poter valutare e giudicare.

Detto qs e analizzando con calma la situazione è evidente che quella lastra di ghiaccio si sarebbe pottuta staccare tant'è vero che il personaggio ha chiesto ai incompagni sopra di lui di passargli un capo di corda (non fune, le funi si usano sulle barche!!!), cmq qcn prima di lui è passato di lì.

Ci troviamo in un ambiente di alta montagna, all'ombra, il sole sta arrivando da dx quindi ci troviamo su un versante ovest (buona situazione per una salita su ghiaccio), e probabilmente è alla fine della salita (si può immaginare dal dislivello alle spalle dello scalatore stesso).

Quindi il tipo non è imprudente, ma è un alpinista che si è preso i suoi rischi, non sappiamo dove ha posizionato l'ultima protezione, magari è un metro sotto (rischio minimo) magari è 10mt sotto e cosi sarebbe stato peggio, ma non si vede com'è fatta sotto la parete (se è verticale il rischio può essere alto, ma se è strapiombante lo è meno, se è appoggiata lo è di più...)

Come vedete ci sono un sacco di cose da sapere prima di valutare e dare giudizi... e l'alpinismo è intrinsecamente pericoloso, non lo si può e non lo si deve dimenticare, chi lo pratica con le dovute conoscenze ed attrezzature lo sa, sarebbe giusto che si evitassero i sensazionalismi e le domonizzazioni.

Porgo distinti saluti e ringrazio per l'attenzione.

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Lo stesso giorno ho ricevuto la seguente risposta a firma di Andrea Galdi:

"Gentile lettore
grazie per la sua dettagliata e competente mail".
 
Spero che questo porti ad un'attenzione maggiore per ciò che loro pubblicheranno in futuro, in ogni caso invito tutti a chiedere chiarimenti a chi può darvi un informazione più precisa e competente e non "bevete" tutto ciò che i giornali scrivono.
 
Saluti.
 
Brizio

P.S. Cercando qua e là ho poi trovato un articolo un po' più competente (ma solo un po') che inquadra meglio la situazione: si tratta di un ghiacciatore all'uscita della Kennedy's Gully in Colorodo (USA) nel Gennaio 2011 (la tardiva pubblicazione mi induce a pensare alla ricerca spasmodica di sensazionalismo....). Qui l'articolo di Planetmountain:

Ancora il sole...incredibile

La testata della Val Gesso
Ancora una volta il sole... anche l'ultima gita del corso di alpinismo del 2012 è stata accompagnata da fratello sole, sembra incredibile, data l'acqua presa durante le gite precedenti, ma si vede che l'assicurazione stipulata dal direttore e le preghiere di Silvana (vi ricordate nella grotta al Monte Orsa) hanno dato i loro frutti.








L'anfiteatro del Corno Stella
Così sabato 7 Luglio siam partiti di buon mattino, direzione Cuneo e dopo oltre 200km di autostrada siamo entrati nella Val Gesso.
Dopo aver lasciato l'auto alla testata della valle ci siamo incamminati verso il rifugio Bozano.

Una bella costruzione al centro di un maestoso anfiteatro di roccia macchiata qua è la di isole di neve.

L'attacco della via De Cessole
Dopo esserci rifocillati ci siamo sparpagliati su alcune vie moderne, giusto per prendere confidenza con la roccia e l'ambiente e per chiedere al Corno Stella il permesso di salita.
Io ho pagato il permesso tramite il non poter fare foto sulla via moderna attrezzata a spit, forse perchè il Corno, regno delle vie classiche che percorrono bellissime formazioni naturali come diedri, cenge e fessure, era infastidito dall'acciaio e voleva che pubblicassi solo quelle della prima via aperta da De Cessole nel 1903, percorsa in compagnia di Max e Mattia la domenica.

Il traverso mette alla prova Max







Per loro è stata una grande prova, in un bellissimo posto, soprattutto per Max che ha fatto un salto nel suo lavoro contro la sensazione di vertigini, che forse possiamo dire, aveva prima dell'inizio del corso.






L'uscita dal tiro chiave, si vede!!
Posto magnifico e degno di visita, anche se l'obbligo di scendere dalla stessa via, rende il rientro un po' lungo, forse bisognerebbe attrezzare altre discese, più facilmente individuabili e percorribili o forse si dovrebbe studiare una strategia diversa... cmq grazie ad Angelo per averci portato in questo angolo delle Alpi Marittime e grazie a tutti i ragazzi con cui ho condiviso le giornate di qs corso, sia con chi ho percorso le vie, Max, Mattia, Damiano, Federico e anche a tutti gli altri con cui abbiamo passato pomeriggi e serate sotto la pioggia al Campo dei Fiori.

La verticalità!!!
















Via finita, ora si scende...
Ed un altro grande grazie va agli istruttori con cui ho lavorato a stretto contatto quest'anno, Luca, Mauro, Michele, Adrian, Martega, Angelo, Franco.

Arrivederci a tutti sulle nostre montagne, magari legati alla stessa corda o raggiungendo la stessa cima.

Brizio

giovedì 12 luglio 2012

Iago ed il brevetto CAE-1

Lo "Iagone"
E' giunto il momento di parlare del mio amico a 4 zampe... Iago.
Ho tergiversato tanto e su FaceBook non ho pubblicato nè foto nè post, ma dopo la messa on-line di qs mio blog, mi son detto che prima o poi avrei pubblicato la SUA, la NOSTRA storia.

Ma da dove partire? Aspettavo un occasione e qs è arrivata Sabato 30 Giugno.

Nel parco al centro di Vedano Olona, nel pomeriggio, nonostante un caldo opprimente, parzialmente attenuato dalle fronde delle querce attraversate da una leggera brezza era previsto lo svolgimento del CAE-1.
(qui trovate i documenti ufficiali ENCI)

Il Test di controllo dell'affidabilità e dell'equilibrio psichico per cani e padroni, ha l'intento di verificare che l'unità cinofila (cane e conduttore) si comporti in maniera adeguata (da buoni cittadini, appunto) in ambiente civile "umano". Perchè i ns amici domestici, a parte qlc razza frutto di esperimenti strani, naturalmente vivrebbero nei boschi non di certo in mezzo al cemento, per di più un Cane Lupo Cecoslovacco come Iago, che ha ancora un'alta percentuale di DNA selvatico nel suo sangue...

L'ingresso nell'area prove
Al sorteggio abbiamo beccato il n° 11, che è anche il mio numero preferito, che unito all'attenzione sempre alta e vigile del mio amico a 4 zampe portava a pensare che le premesse fossero buone.
Aspettando il ns turno abbiamo girovagato per il parco facendo sì che lui si abituasse quanto più possibile a qs nuovo ambiente.






Presentazione al giudice e lettura microchip

Alla presentazione davanti al giudice, lo Iagone, forse ha capito che la situazione era delicata, dato che c'erano 26 cani in giro con relativi proprietari, nonchè amici e organizzatori, portavano a circa una 40ina di persone, forse si era tranquillizzato, sta di fatto che ha eseguito gli ordini senza battere ciglio, restando nella sua posa quasi regale davanti alla simulazione di persone sconosciute che gli passavano accanto, di un jogger, di una bicicletta e di un passeggino.

Passaggio di persone
Bicicletta

Verso l'uomo con giornale

L'ultima prova da fermo sul posto era il passaggio del cane femmina e lui che è un lupaccio che dire socievole è poco non ha resistito e si è alzato sulle 4 zampe...d'altronde che dire... a lui gli ormoni funzionano tutti ancora benissimo e tra l'altro a 2 anni e mezzo è nel pieno della sua maturazione fisica, quindi....come si dice a Bergamo, tira più un pel de pota....

Qs ci ha fatto perdere qlc punto, ma siamo andati avanti decisi, verso l'incontro con un conoscente e verso la fine con un giornale svetolatogli davanti al naso ed un ombrello aperto poco lontano,

L'ombrello
così facendo abbiamo terminato il percorso prendendo 9 punti su 10 in tutte le prove tranne quando si è alzato abbiamo preso 8, quindi il totale fa 89/100, che non è male, considerando il temperamento dello "spanato" che poi tanto spanato non è....

La consegna del brevetto


Questa è la prima puntata della ns storia, nelle prossime settimane vi racconterò di lui e di noi dal pincipio, di quando ho conosciuto Miko, a casa di Marta, un'amica varesina, e di come i suoi morsetti ed il suo sguardo mi hanno contagiato portandomi prima a pensare di poter avere un amico a 4 zampe (mai pensato prima) e poi di scegliere qs razza così particolare arrivando a scegliere Iago tra 9 fratelli e sorelle.

A presto
Il Brevetto!!
Brizio & Iago

venerdì 29 giugno 2012

Finalmente il sole

Corso di Alpinismo 2012


Metti i chiodi...togli i chiodi...







Come ogni anno all'inzio della primavera la Scuola di Alpinismo e Scialpinismo R&R Minazzi ha dato il via al Corso di Alpinismo. 
Max: "fammi una foto così si vede quanta paura ho..."








 


Con il passare delle settimane ed il succedersi delle uscite era evidente l'impressione che quello di qs'anno fosse un corso stregato o che avesse ricevuto una fattura... 
forse da qualcuno degli esclusi (purtroppo 8 su 20 candidati a malincure non hanno potuto partecipare), perchè quasi tutte le volte, poco o tanto il maltempo aveva condizionato l’esito delle gite. 

Avevamo sofferto il freddo e battuto in ritirata durante le prime uscite al Campo dei Fiori...

Nebbia e acqua... le ns inseparabili compagne
Mauro: "quando piove, si sta a casa... di solito"
Davide: "è stata dura passae nella nebbia...

 avevamo preso litri e litri d’acqua al Monte Orsa, 
Piove...una novità

Cerca un punto per fare la sosta....

Adriano: "dato che non si può scalare....BEVO"

Silvana: "Ti prego, fa che smetta..."





















avevamo chiuso in anticipo l’uscita in Valle Maggia e rimandato al gita al Prevat, sperando che tutto qs sarebbe servito per avere bel tempo alle uscite finali in montagna, quella vera.

Michele: "i moschettoni si mettono all'imbrago"

Max: "oh ma qui si scala x davvero..."

Max: "non guardo giù che è meglio..."

Max: "bhe qui spiana..."

Max da primo...l'iniziazione...

Mauro: "che hai da guardare? non ti piacciono le mie calze?

















































E finalmente il sole arrivò, prima al Furka per imparare a muoversi su ghiacciaio e le manovre necessarie per reagire ad una caduta in un crepaccio e poi alla Presanella dove il sabato la Madre Terra ci ha messo sull’avviso, mandandoci qlc nuvola con un po’ d’acqua in eccesso che ci ha spronato a ripetere le manovre necessarie su ghiaccio perchè la domenica avremmo affrontato un vero ghiacciaio alla base di una vera montagna.


Rifugio Denza, tutti attenti
Così dopo una bella cena...allietata dalla fisarmonica e dall’ugola del brillante gestore del rifugio Denza, siamo andati a dormire puntando la sveglia alcuni prima delle 2 del mattino altri alle 3e30.






Oh ma c'è una conferenza?

No...è solo il gestore con la sua fisarmonica, ma chi jodel!!!


















Come in ogni rifugio che si rispetti, abbiamo trovato chi ha preferito tagliare alberi con una moderna motosega piuttosto che dormire, così per qualcuno è stata una notte, o meglio alcune ore, insonni, ma tant’è questo è e questo ci dobbiam tenere...ad ogni modo una frugale colazione ci ha portato a prepararci ed a uscire trovando una bella frescura ad accoglierci.
Pronti?
 

Il versante nord della Presanella all'alba
Seguendo gli ometti ci siamo incamminati verso il ghiacciaio che abbiamo raggiunto quando la luce, pur in assenza del sole, che ancora stentava a svegliarsi, ha inondato la Presanella ed il suo bellissimo versante nord.
Poco sopra il Passo Cercen

Prima di inoltrarci verso il passo Cercen abbiamo guardato da lontano i nostri amici superare la terminale sotto la classica nord ed augurato loro buona salita.
Raggiunto l’avvallamento nevoso alla base della parete invece di seguire le tracce della via Normale, che ci avrebbe portato sulla lato superiore della morena di destra, abbiamo optato per raddrizzare un pochino il tracciato, stando non molto lontani dalle rocce. Così facendo abbiamo raggiunto la Normale circa 100mt più su del passo e dopo circa un’ora abbiamo raggiunto la sella di Freshfield.... dove abbiamo ricompattato il gruppo.
al di là della bocchetta

















 
La cima mancata...ma siam contenti lo stesso
Dato che la prima cordata ha impiegato più di 4h per arrivare alla bocchetta e che in 4h e 30 avremmo dovuto raggiungere la cima abbiamo deciso di considerare la bocchetta il nostro obbiettivo, in modo da consentire a tutti di rientrare al rifugio e da qui all’auto, in condizioni psicofisiche accettabili e non completamente sfatti...






Prima di ripartire verso valle, ci siamo cimentati in alcuni passaggi di misto sulla crestina a destra della bocchetta, così gli allievi hanno potuto saggiare le loro “abilità” nel camminare su rocce affilate ed instabili con e senza ramponi...
Passi di misto

Sembra quasi il Cervino

Il punto più alto, oltre 3300mt
Stanchi ma contenti, ci siamo riuniti al rifugio, sorseggiando birra e gustando una fresca anguria portata su dall’insostituibile Adrian.
Un grazie a tutti per le 2 belle giornate ed in particolare ai miei soci di cordata Mattia e Max, che si sono sorbiti anche i miei logorroici discorsi nelle lunghe ore in auto...
Ci ritroveremo su queste stesse pagine, fra un paio di settimane a commentare l’ultima uscita, prevista al Corno Stella, nelle Alpi Marittime.
Brizio