sabato 28 dicembre 2013

Cascata La Gorgia e qualche riflessione

La settimana scorsa abbiamo salito la nostra prima cascata dell'anno.
Per la verità io avevo già messo picche e ramponi su ghiaccio la settimana precedente alla palestrina di Campsut in val Ferrera in compagnia di Ale.


Palestra di ghiaccio di Campsut, Val Ferrera

Alla base (Foto by Ale Lucioni)

Progressione (Foto by Ale Lucioni)




















Ale in azione
Ale si scalda prima di partire



















Questa volta, Marco, pur acerbo con quest'attività, voleva salire una cascata vera, ed allora per soddisfare la sua voglia ma anche per togliere la ruggine nei miei movimenti ho pensato di andare a vedere com'erano le condizioni del "La Gorgia", una facile cascata classificata WI III che si trova nella zona di Hinterrein, lato nord del Passo del San Bernardino, sulla destra orografica, qualche km dopo l'uscita dal tunnel.



La Gorgia (Foto by Marco Inversini)

Dalla strada sembrava in buone condizioni; in realtà la sosta in uscita dal secondo tiro non era raggiungibile causa una pozza d'acqua abbastanza profonda, che di solito di questi tempi è ricolma di neve e con uno strato di ghiaccio robusto che permette di non bagnarsi, ma così era e potevamo scoprirlo solo salendo.
Da vicino (Foto by Marco Inversini)

Devo dire che scalare su ghiaccio con uno spessore di qualche centimetro e sentire l'acqua scorrere velocemente sotto i ramponi non infonde molta sicurezza, ma come ho scritto in precedenza se qualcuno mi dovesse chiedere perchè scalo e perchè mi piace scalare proprio in queste condizioni effimere, penso che una risposta potrebbe essere proprio per la possibilità di vivere queste sensazioni precarie, per essere costretto ad adattare il mio modo di scalare (che poi è il mio modo di pormi nei confronti della salita stessa) alle condizioni che trovo.
Corde doppie distese (Foto by Marco Inversini)






In questo caso ai primi colpi di ramponi sui primi metri di ghiaccio buono e spesso, la Gorgia ha risposto con dei sordi rumori, che mi hanno posto sull'attenti, proseguendo in alto e con ghiaccio sempre più sottile la voce della cascata è divenuta gentile, ma con un tono allarmante, come una bimba cui stati aggiustando un gioco a cui tiene particolarmente che ti guarda con occhi dolcissimi e ti dice "mi raccomando fai piano e fa che non si rompa"; così il mio modo di salire è divenuto sempre più gentile e leggero, pochi movimenti precisi, colpi mai troppo incisivi, giusto quel che bastava per infilare i primi 2 denti delle picozze, così fino all'uscita, appunto sul bordo della pozza.

Discesa in punta di ramponi (Foto by Marco Inversini)























E qui bisognava fare la sosta per recuperare Marco e per scendere; avrei potuto optare per un abalakov, in quanto il ghiaccio sembrava sufficientemente buono e spesso per reggere un carico statico di 150 kg, ma mi sembrava di procurare una ferita profonda nella cascata che mi aveva concesso questa bella salita, pur non essendo in condizioni buone.
Lei stessa mi indicò 2 belle fessure sul pilastro di roccia alla mia destra, non a caso ho sempre con me 4 chiodi ed un cordone da abbandono, così recuperato Marco, che sembra aver già capito come adattare il suo modo di salire alle condizioni momentanee, prepariamo la sosta su roccia e ci caliamo in doppia, ringraziando La Gorgia per la bella esperienza.

Chiudo invitandovi a leggere un articolo pubblicato da PlanetMountain:

L'ambiente, l'arrampicata, l'alpinismo e il futuro. Una riflessione di Elio Bonfanti

Un'altra opinione sul perchè è buona cosa chiodare "bene" le falesie, ma anche perchè è necessario insegnare a valutare bene il rischio ai nuovi alpinisti e lo si può fare solo se rimangono posti dove gli spit non ci sono e dove è necessario imparare a mettere i chiodi classici; per inciso se io non avessi imparato a usare chiodi e martello dai nostri Accademici e Istruttori Nazionali di Varese (Ambrogio e Adriano prima di tutti), forse avrei corso qualche pericolo in più a scendere da La Gorgia.

Un sentito grazie ad Ale e Marco che mi hanno accompagnato in queste giornate su ghiaccio.

Buone scalate e buon anno.

Brizio

martedì 6 agosto 2013

WolfsPark Werner Freund

La settimana scorsa con un gruppetto di amici sono stato a Merzig, cittadina situata nel Saarland tedesco.
Trovate tutte le info nel sito ufficiale http://www.merzig.de/ di seguito vi lascio qualche foto, così potete farvi un'idea almeno di una piccola parte della città.

Katia intenta in una macro

Iago è più interessato ai suoi soci che alle possibili macro

il parchetto cittadino

L'ingresso dell'area pedonale







Ma vi domanderete perchè siete andati lì?

Alcuni avranno già capito, dopo aver aperto l'home page del sito di Merzig, dove si nota un barbuto tedesco a stretto "colloquio" con quello che sembra un lupo.

Già perchè la piccola città a pochi km dal confine con il Lussemburgo ospita il Wolfspark creato da Werner Freund. Chi conosce il tedesco può entrare nel sito ufficiale del parco Wolfspark Werner Freund (le traduzioni nelle altre lingue sembrano non funzionare...) chi come me ha già discrete difficoltà a capire la propria lingua madre ed una seconda usata quotidianamente può visitare i siti ed i blog curati dalle due appassionate Katia (http://www.katiaverzaeducazionecinofila.it/ - Allevamento "sulleormedellupo" ) e Martina ( Allevamento Cane Lupo Cecoslovacco ) che mi hanno gentilmente invitato a far parte del branco metà umano, metà pseudo lupesco che ha visitato questo bel parco.

Katia

Afrika, Martina e Katia nel parco




























Per quanto mi riguarda, posso dire che il viaggio è andato alla grande, una bella comitiva di 4 umani e 3 CLC che si sono trovati bene insieme ridendo un sacco e accantonando per 3 giorni i problemi personali che ognuno di noi ha e osservando in silenzio quasi contemplativo i 4 branchi di lupi che si sono degnati di farsi vedere e di conseguenza fotografare.

 
Timber wolf in perlustrazione
Sono andato a Merzig con uno spirito curioso, avevo visto i lupi veri solo in foto e quando si è paventata la possibilità di andare a vederli dal vivo non mi sono lasciato pregare.
Ho specificato lupi veri perchè molti amici e anche chi mi incontra per le strade di Inarzo e Varese o su e giù per Alpi con Iago mi chiede se è un lupo perchè in effetti sia nel fisico che nel colore del mantello che nelle movenze ricorda molto un lupo anche se in realtà è più cane.

A Merzig ne ho avuto la conferma, oltre all'aspetto fisico diverso anche molti atteggiamenti, molte smorfie sono diverse, sui blog di Katia e Martina ci sono dei video che mostrano il sig Freund a contatto con i suoi lupi ed è evidente che anche loro si sono abituati un po' all'uomo o almeno a lui.

Sinceramente ero pronto ad appostamenti di ore con un super zoom gentilmente prestato da un caro amico perchè pensavo ai lupi molto diffidenti e che se ne sarebbero stati lontani dalle recinzioni ed invece 4 branchi su 5 non hanno avuto timori ad avvicinarsi ed a inscenare delle cerimonie in cui rimarcavano ruoli e posizioni sia per farle notare ai bipedi che tenevano in mano dei tubi neri che ai loro occhi potevano sembrare dei cannoni sia ai nostri cani che ai loro occhi sembravano molto più interessanti delle altre razze.


Timber wolf in attenzione


In ogni caso è stato emozionante vedere i Timber Wolf, lupi neri di origine Canadesi, che si trovano nel primo recinto subito dopo l'ingresso del parco, i loro sugardi intensi, la loro attenzione ai nostri movimenti e soprattutto ai movimenti di Iago che era molto più agitato degli altri 2 CLC, Afrika e Nyal che stavano abbastanza ben composti vicino a Martina e Davide.





Polar wolf in osservazione



I due branchi di lupi polari completamente bianchi erano quelli più numerosi e anche più agitati, per qs ci tenevamo un po distanti dalle transenne di legno, per evitare che la nostra presenza o la presenza dei notri CLC potesse in qualche modo crear loro disturbo.




Nel parco in tutto vivono 5 branchi di lupi di 4 razze o meglio provenienze diverse, il 3° branco che abbiamo potuto vedere da vicino proviene dalla Siberia.









Paradossalmente l'unico che non si è fatto vedere è stato il branco Euroasiatico, che a detta di Katia e Martina sono quelli che più si avvicinano ai nostri CLC sia come dimensione che come colori o meglio sono quelli da cui discendono i nostri CLC.
Lupi siberiani in riposo

fammi andare a controllare...


abbiamo visite.....


Osservatore dall'alto


ti vedo, ti sento, so dove sei e dove vai.....attento







Ma forse come sempre quello che vorresti non sempre lo ottieni ed io, ad essere sincero volevo proprio vedere quelli, ma forse li abbiamo disturbati troppo...





Iago osserva attento



Davide con Afrika e Nyal




Comunque è stata un'esperienza bella, organizzata alla grande da Martina e Davide e condivisa ottimamente con Katia senza dimenticare i nostri amici a 4 zampe, Afrika, Nyal ed il mitico Iago che ogni giorno scopro avere una pazienza ed un livello di sopportazione incredibilmente alto, già perchè vederlo stare in piedi per ore all'interno di un trasportino intriso dell'odore di un altro CLC maschio, senza lagnarsi, senza muoversi (salvo qualche scivolone a seguito di curve e avvallamenti stradali), senza grattare o mordere nulla è stato quasi compassionevole.


 






Martina e Katia














 
Ancora un grosso GRAZIE agli amici ccon cui ho potuto condividere questo viaggio, con l'augurio di poter ripetere insieme esperienze simili e far crescere i nostri rapporti.


Brizio Agosto, 2013

Gross Furkahorn: una vetta vera...



La vetta...come ti immagini la vetta di una montagna?

(foto by Alessandro Lucioni)


Da bambino, quando mi chiedevano di disegnare una montagna facevo un triangolo, a volte isoscele a volte equilatero, ma in ogni caso aveva una punta bianca che si stagliava nel cielo azzurro, colorata di marrone nel mezzo e con alla base qualcosa di simile a dei pascoli verdi.



Alessandro arriva ai 3169mt della vetta

 



La vetta del Gross Furkhorn non è proprio bianca, come si vede dalla foto scattata da Alessandro.










Il granito del Alpi Urane è chiaro, ma non bianco. Ma la sua vetta è proprio un triangolo che punta verso il cielo, dove non c’è posto nemmeno per stare in piedi, a meno che tu non sia un equilibrista...forse Enrico, dei Truzzi Volanti, oltre a scalare potrebbe stare con un piede sulla punta acuminata della vetta con gli altri arti distesi a mo di vela, ma non io...

A dx la cresta S-E del Galenstock scalata nel 2012 con Andrea Martinelli, al centro la cresta ESE del Gross Furkahorn
Domenica scorsa non mi è passato nemmeno x il più lontano angolo della mente, di calcare la vetta con i piedi, mi è bastato accarezzarla con le mani ringraziando questa grande e rispettabile montagna che ci ha concesso di scalare la sua cresta esposta completamente al sole.

from Schweiz Plaisir Ost by Jurg Van Kanel







A dispetto della relazione dell’indimenticato Jurg Van Kanel, pur non essendo una via lunga (370mt) nè difficile (4c max) mi ha messo a dura prova.












 
Gli ultimi 4 tiri




Sarà che non sono così allenato come vorrei, sarà che sono in sovrappeso di diversi kg, sarà stata la levataccia, sarà che il tratto facile (ma lungo) invece di prenderlo a sx della cresta, l’abbiamo preso a dx, sarà forse stato tutto l’insieme, di certo c’è che nei momenti in cui vedevo la vetta stagliarsi nel cielo sopra di noi, quando eravamo ancora a metà, ho pensato più volte che non ce l’avremmo fatta, che avremmo dovuto pensare ad un modo per scendere, perchè il bollettino meteo svizzero dava temporali nel pomeriggio.



  


Ale sul diedro del 1° tiro



Ricordo bene i racconti di Kurt Diemberger, dell’allora sua moglie Tona Sironi e del socio di scalata Terenzio Cuccurru e di ciò che passarano e subirono sulla Cresta di Peuterey insieme ai loro compagni e dei soccorsi prestatagli da amici e dal già famoso Walter Bonatti e non volevo assolutamente trovarmi a giocare a rimpiattino con i fulmini e le saette anche perchè anche il già citato redattore di Schweiz Plaisir Ost afferma che pur essendo la Cresta E-S-E una bellissima salita, il clima è aspro ed in caso di brutto tempo c’è poco da ridere.







Alla fine ci è andata bene e l’urlo che ho lanciato quando ho toccato la vetta ed intorno a me avevo solo il cielo azzurro, ed un po’ di nuvole dall’aspetto amichevole, devono averlo sentito fin giù al passo del Furka.
Il Furka refuge con le sue casette poco prima del Furkapass

In discesa in uno dei canali sul versante sud






E non l’ho lanciato solo perchè la parte più complicata della gita era stata superata e ci attendeva una discesa ripida, ma comunque quasi completamente camminabile, l’ho lanciato anche perchè ero contento e soddisfatto di una bella salita condivisa con un buon amico. 










 
Molte volte non sorrido, in generale faccio fatica ad esternare i miei sentimenti, sia brutti, che belli e questo, unito al fatto che mi faccio sempre molte domande porta chi mi incontra a pensare che non sia contento, anzi qualcuno addirittura pensa che sia depresso. 

Secondo tiro (foto by Alessandro Lucioni)
Ma non tutti abbiamo lo stesso modo di esternare i sentimenti, non tutti abbiamo lo stesso approccio alla vita, alle cose che ci capitano. Una cosa vera è che sono poche le cose su cui non rifletto.


Ale in azione sul 3° tiro

A volte penso sia un limite perchè pensare troppo porta spesso a pensieri negativi con tutto ciò che succede nel mondo, ma per una cosa negativa ci sono sempre molte cose positive che scopro facendomi tante domande e non lasciandomi scivolare quasi nulla.

Qualcuno mi dice che così facendo non mi godo la vita, perdo occasioni e non mi accorgo di cosa mi capita; non posso negare che questo rischio esista, ma non ho mica scelto io di essere così, come non ho scelto i miei occhi verdi o miei capelli castani.

Certi angoli si possono smussare, ma sei sei un quadrato difficile che diventi cerchio, magari esagono o ottagono, con tanti angoli ottusi invece che pochi angoli retti, ma lisciare completamente è molto difficile se non impossibile.


www.alessandrolucioni.it




Chiudo queste righe con un grande grazie all’amico Alessando per aver condiviso con me in tutti i sensi questa Salita Vera, su una Montagna Vera in un ambiente che non si può non definire Alpinisticamente Vero.



 Brizio, agosto 2013.